Chiara Colosimo (LaPresse)

Corsa regionale

Tre nomi per il centrodestra, nessun certezza per il Lazio. E a sinistra sorge un problema

Marianna Rizzini

La corsa per la presidenza della Regione, se vinta, sarebbe il coronamento del risultato nazionale di Fratelli d’Italia, ma se persa diventerebbe un’arma in mano all’opposizione e agli alleati più recalcitranti alla linea meloniana

“È nostra intenzione completare il processo per dare a Roma Capitale i poteri e le risorse che competono a una grande capitale europea”, ha detto il neopremier Giorgia Meloni chiedendo la fiducia. Ma non è questa, per così dire, al momento, la priorità delle priorità. Si staglia infatti all’orizzonte un piccolo scoglio (o un altro piccolo trono, a seconda dello sguardo dell’osservatore): la corsa per la presidenza della Regione Lazio. Una corsa che, se vinta, sarebbe il coronamento del risultato nazionale di Fratelli d’Italia, ma se persa diventerebbe un’arma in mano all’opposizione e agli alleati più recalcitranti alla linea meloniana.

  

Intanto, nessuno vuole ritrovarsi nell’incresciosa “situazione Michetti”, con riferimento alla campagna elettorale per l’elezione del sindaco, poi vinta dal centrosinistra con Roberto Gualtieri, e cioè nessuno vuole passare il poco tempo che separa dal voto a discutere dei candidati attorno a tavoli inconcludenti, per poi scegliere nella fretta il nome non vincente. Motivo per cui i profili attorno a cui si ragiona sono più che altro tre, tutti in teoria spendibili, non fosse che ognuno dei tre presenta incognite non ancora risolte.

 

Se si parte per esempio dalla neodeputata Chiara Colosimo, fedelissima meloniana, infatti, ci si scontrerà con quella che potrebbe essere considerata una vena di riluttanza ufficiosa della medesima (che nel giorno della fiducia alla Camera è stata udita parlare della corsa laziale come fosse ormai cosa che non la riguardasse più così da vicino).

  

Se si parte invece da Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e nome storico della destra romana e laziale, ci si trova davanti a un profilo che avrebbe presa a destra e motivazione nella corsa, ma che potrebbe essere percepito come molto indipendente in caso di un’eventuale virata al centro dei meloniani governativi.

  

C’è poi il profilo civico, quello di Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa vicino al centrodestra, che però invertirebbe la tendenza nazionale a voler puntare su nomi politici. Se ne parlerà appena chiusa la partita dei sottosegretari. Intanto a sinistra è sorto un problema: pare che la questione alleanze non possa essere risolta, come sperava il Pd, in modo indipendente rispetto al piano nazionale (esistendo già un “campo largo” alla Regione): i Cinque stelle locali riferiscono infatti della volontà di Giuseppe Conte di voler gestire direttamente il dossier, cosa che costringerebbe Enrico Letta a fare altrettanto. 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.