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Spina di borgo

Il diktat papale sul nuovo presidente della Cei imbarazza anche chi è per la discontinuità

Matteo Matzuzzi

Sono tutti sorpresi dalla richiesta di Bergoglio che vorrebbe un presidente al contempo cardinale e autorevole: cosa si nasconde nel segreto dell'urna?

Continua a destare scalpore anche tra i fautori più accesi del cambiamento in seno alla Conferenza episcopale italiana, la richiesta – via Corriere della Sera – del Papa di eleggere un nuovo presidente che sia cardinale e autorevole. Si dicono “sorpresi” diversi presuli di orientamento “non reazionario” che erano pronti a sostenere personalità in sintonia con l’agenda papale ma che hanno la pecca di non essere porporati. Ad esempio, si domandava lunedì un vescovo diocesano, “per quale motivo Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, delegato per il Sinodo, non può fare il presidente della Cei?”. Interrogativi che si pongono anche altri presuli, convinti che il Papa voglia Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena, e che altre scelte non siano troppo gradite. E se nel segreto dell’urna ci fosse qualche sorpresa? Se gruppi consistenti decidessero di farsi ispirare dallo Spirito santo anziché da altre considerazioni e votassero qualcuno che magari è autorevole ma non cardinale? Difficile dirlo, oggi. Anche perché con il forte ricambio episcopale di questi anni  maggioranze e minoranze non sono quantificabili in modo chiaro.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.