Lazio in arancione. Aumentano i contagi, ma pure le vaccinazioni

Gianluca De Rosa

Ieri 16.000 tamponi con 1.654 positivi di cui 700 solo a Roma. Procede però spedita la campagna dei vaccini

Il Lazio tornerà in zona arancione. La settimana scorsa la regione si era salvata per un pelo alle misure più restrittive. Questa volta però i numeri non lasciano scampo. Ieri su quasi 16 mila tamponi nel Lazio  e oltre 22 mila antigenici si registravano 1.654 casi positivi (+223 rispetto al giorno precedenti di cui 700 a Roma), 22 i decessi (-6) e 1.333 i guariti. Insieme ai casi, sono aumentati anche i ricoveri e le terapie intensive. Sslite sopra le soglie critiche. Cresciuto al 10 per cento anche il rapporto tra positivi e tamponi (che considerando anche i test antigenici scende per al 4 per cento). Alle misure previste con questo colore si aggiungerà chiaramente la stretta del governo non ancora stabilita nel dettaglio ma che prevederà probabilmente il lockdown nei fine settimana. 

   

Buone notizie, per fortuna, arrivano invece dalla campagna di vaccinazione che a Roma e nelle altre province prosegue con slancio. Ieri è stata superata la soglia dei 600mila che hanno ricevuto almeno la prima dose di uno dei tre vaccini attualmente utilizzati (Pfizer, Moderna e AstraZeneca), il 10 per cento dei cittadini del Lazio. Tra questi anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che martedì insieme ad altri cittadini ha ricevuto la prima dose di vaccino seduto nell’area per le inoculazioni dello Spallanzani.

  

Numeri confortanti che si rispecchiano anche nell’efficienza nella somministrazione. Seicentomila, infatti, significa anche aver già utilizzato l’86 per cento del totale delle dosi che la Regione ha ricevuto (693mila). Martedì, inoltre, con 20mila somministrazioni in un giorno la macchina vaccinale ha dato dimostrazione del volume potenziale alla quale potrebbe lavorare se solo ci fossero i vaccini necessari per andare più in fretta. Anche ieri l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato lo ripeteva: “Non dobbiamo perdere tempo, aspettiamo comunicazioni per le consegne di aprile e maggio. Non possiamo fermare la macchina adesso”. Per questa ragione D’Amato è in Italia tra coloro che spera che l’Aifa rompa gli indugi autorizzando, senza attendere l’Ema, il vaccino russo Sputnik V.

  

Tra i vaccinati la voce più cospicua è ovviamente quella degli over 80, circa 200mila a fronte di 300mila prenotati, 55mila gli operatori sanitari e quasi 30mila gli insegnanti. 

  
Da ieri, intanto, sono iniziate le prenotazioni per i 79-78enni. Mentre dal 10 marzo anche i cittadini di 77 e 76 anni potranno accedere al portale di prenotazione online. A seguire il 12 e il 15 marzo toccherà ai 75 e 74enni e poi ai cittadini di 73 e 72 anni (nati nel 1948 e 1949).

  
Gli under 70, invece, potrebbero essere gestiti direttamente dai medici di medicina di base che in quasi 2mila hanno aderito al piano vaccinale e hanno già ritirato circa 38mila dosi dalle farmacie delle Asl. Da sabato cominceranno a somministrare il vaccino AstraZeneca ai loro pazienti partendo dai nati nel ‘56 e ‘57 (64-65 anni). L’Ema comunque ha recentemente autorizzato la somministrazione di questo vaccino, molto più facile da conservare, a tutte le fasce d’età. Diceva ieri D’Amato: “Auspico che si possano avere i giusti quantitativi di questo siero perché i medici di base hanno una capacità di somministrazione di oltre 200 mila dosi a settimana, ma purtroppo oggi possiamo consegnare loro solo un numero ridotto di dosi. Il servizio sanitario regionale sarebbe in grado con le strutture a gestione diretta, con i grandi hub vaccinali, con i medici di medicina generale, con le case di cura accreditate e la rete delle farmacie di somministrare fino a 2 milioni di vaccini al mese”. Purtroppo il condizionale in assenza di dosi sufficienti rimane il modo verbale obbligato.

  

Ieri intanto, sono iniziate al policlinico di Tor Vergata anche le vaccinazioni per i pazienti autistici gravi e per le persone che li assistono (caregiver) ne sono stati già vaccinati oltre 7mila.
  

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