Il cardinale Pietro Parolin (foto Ansa)

roma capoccia - spina di borgo

Il mistero Parolin

Matteo Matzuzzi

La crisi della Segreteria di stato è certificata dal Papa in persona. Ma del suo titolare non si parla

La mossa clamorosa di fine anno con cui il Papa ha ridotto la Segreteria di stato a una sorta di ministero degli Esteri, togliendole la cassa, non ha forse avuto la risonanza che meritava. Il vertice dei vertici della curia romana, accentratore di poteri senza pari da mezzo secolo, da almeno un biennio subisce colpi e colpetti che hanno appannato non solo la sua fama ma anche quella del suo titolare responsabile, il cardinale segretario di stato Pietro Parolin. Eppure, di tutto e di tutti si parla meno che di lui. Perquisizioni negli uffici sella Segreteria, torbide vicende di palazzi londinesi, estromissione dagli organismi di sorveglianza interni. Frecce che avrebbero fatto male anche al soldato protetto dalla corazza più spessa, offuscandone la stella. Invece, nulla.

 

L’unico che ciclicamente attacca Parolin è il cardinale Joseph Zen, che ricorda le sofferenze dei cattolici cinesi sotto il regime comunista di Pechino con cui Roma ha stretto un accordo relativo alla nomina dei vescovi che tanto deve alla penna dell’attuale segretario di stato. Fare la storia con i se non ha senso (e non è bello), ma ogni tanto è un esercizio utile: ma se a posto di Pietro Parolin ci fosse stato Tarcisio Bertone, cosa si leggerebbe e si direbbe oggi? Passerebbe sotto silenzio il commissariamento ordinato dal Papa con il controllo dei forzieri che passano a mons. Nunzio Galantino, presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa)? Probabilmente, no. Anche questi, però, sono segni dei tempi. (mat.mat)

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.