(foto LaPresse)

Ama nel baratro

Gianluca De Rosa

Mentre l’azienda dei rifiuti affonda torna l’ipotesi di affidare lo smaltimento ad Acea

Roma. Acea gestirà i rifiuti della Capitale? La speranza, o il timore viene periodicamente paventato dalle opposizioni capitoline. A dire il vero sul punto in questi anni non ci sono dichiarazioni, né dell’azienda, né della giunta Raggi, che lascino pensare a un’ipotesi del genere. Un conto però sono le parole, un altro i fatti. Alcuni accaduti recentemente hanno alimentato nuovamente questo rumor. Acea ha acquisito un’azienda marchigiana, la Simam, che si occupa di realizzazione di impianti per lo smaltimento dei rifiuti. La cosa, inutile dirlo, non è passata inosservata. L’acquisizione avveniva negli stessi giorni in cui è stato rinnovato il cda: l’ex Ad Stefano Donnarumma ha lasciato per passare alla guida di Terna, lo ha sostituito il Cfo Giuseppe Gola. Ma la vera novità è arrivata dalla composizione del resto del board dove la famiglia Caltagirone, che possiede il 5,45 dell’azienda ha soffiato, ottenendo più voti, un posto ai francesi della multiutility Suez che possiedono il 23,3 per cento. In ogni caso, l’idea di base che agita le opposizioni è sempre la stessa: il Campidoglio grillino vuole togliere ad Ama lo smaltimento lasciandole solo l’attività di raccolta dell’immondizia. Lo sostiene tra tutti il deputato di Leu e consigliere capitolino Stefano Fassina che ieri ha presentato un esposto al prefetto dopo che due giorni fa il nuovo ad di Acea ha disertato la commissione capitolina Trasparenza dove era stato convocato (insieme all’assessore alle Partecipate Gianni Lemmetti, anche lui assente) per riferire sul nuovo piano industriale “anche alla luce delle recenti acquisizioni avremmo voluto chiedere al dottor Gola il senso industriale dell’acquisizione di Simam e a Lemmetti se il suo piano di induzione al fallimento di Ama è finalizzato a trasferire a Acea le attività a maggior valore aggiunto”, ha dichiarato polemico Fassina.

 

Sullo smaltimento c’è di certo che i nuovi impianti di Ama sono ancora bloccati, sulla discarica non ci sono notizie, mentre Acea non ha mai negato di voler raddoppiare il termovalorizzatore di San Vittore che già oggi tratta una fetta dell'indifferenziato capitolino. E se da un lato a suggestionare sono le azioni di Acea, dall’altro ci pensa proprio lo stallo di Ama. In particolare quello sui conti. L’azienda ha presentato prima del lockdown al Campidoglio il bilancio 2017 – quello per intenderci che tre vertici aziendali si sono susseguiti senza approvare per scontri su alcune partite con il Campidoglio. Nonostante la perdita di oltre 90 milioni scritta all’interno per assecondare le tesi di palazzo Senatorio, l’ok del Campidoglio non è arrivato. Intanto, nelle scorse settimane, la Guardia di finanza ha sequestrato diverso materiale sia dalla sede della municipalizzata sia dal Campidoglio, nell’ambito di un’inchiesta per falso in bilancio che riguarda proprio la contabilità tra Ama e Roma Capitale negli anni 2015-16 e 17. Chi indaga ha parlato di “quadro aziendale caratterizzato da una totale “confusione” fra il patrimonio proprio e il patrimonio di pertinenza di Roma Capitale”.