Entrano gli americani, finisce la Roma classica, si spostano i confini del mito

Stefano Ciavatta

Il 4 giugno 1944 il sommo generale Clark vuole subito la photo opportunity con il cartello alle spalle: la notizia è che la V Armata ha preso Roma e prima del D-Day a Omaha

Per la storia di Roma giugno è invasivo: il sacco barbaro dei Vandali nel 455, l’assedio feroce dei francesi contro la Repubblica nel 1849. Nel 1944 non più città aperta ma libera dai nazisti. Il 4 giugno le pattuglie Usa entrano in periferia: all’alba bussano al Mandrione, altrove superano largo Preneste, poi ecco le foto pomeridiane degli Sherman che sfrecciano su via San Giovanni in Laterano in faccia al Colosseo, scatti Life dei fotoreporter Carl Mydans e George Silk, che lascerà le rovine dei Cesari per le ceneri nucleari di Nagasaki. Il 5 giugno c’è già la cartolina con la folla in tripudio a piazza Venezia. Mesi prima gli americani prigionieri sfilavano in processione infame e proprio uno di loro – in una foto emersa da forum militari – faceva il segno di vittoria all’occhio della propaganda mentre insieme imboccavano via del Corso. Per il DailyNews la prima foto della liberazione è il cartello “Roma” sorpassato dalle jeep sulla Casilina, altezza stazione ferroviaria di Centocelle. Ma non basta.

 

Quel 4 giugno il sommo generale Clark vuole subito la photo opportunity con il cartello alle spalle: la notizia è che la V Armata ha preso Roma e prima del D-Day a Omaha. Ma un cecchino non è d’accordo e spara forando il cartello senza fare feriti. C’è un fuggi fuggi poi però si torna in posa. All’epoca il Gra non esiste: chiamala frontiera, quel cartello rappresenta Roma, una reliquia per Clark che se lo porta addirittura a casa. Verrà appeso all’ingresso della sua stanza da presidente dell’accademia militare di Charleston (scovato dai ricercatori di Alaris). La foto successiva dei due soldati che trasportano a mano il souvenir privato di Clark, la cartolina delle cartoline, racconta il nuovo giugno della città moderna: il punto di non ritorno dell’ossessione straniera per il mito di Roma e il futuro destino con l’esplosione dei confini della città classica. Clark non può sapere che con il ratto del cartello finisce la sua Roma e si annuncia la Roma delle latitudini non ancora immaginate, la città che sembra non finire mai. La metropoli.

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