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Sponsorizzazioni e tutela del patrimonio artistico. Ora si può

Fabiana Giacomotti

Il 28 maggio Gucci sfilerà ai Musei Capitolini, in cambio del restauro della Rupe Tarpea. Le novità della Sovrintendenza

Roma. Come da comunicato stampa congiunto con il Comune di Roma, il direttore creativo di Gucci Alessandro Michele ha “scelto” i Musei Capitolini per la sfilata Cruise Gucci del prossimo 28 maggio. Sebbene sia certo che i Musei non vedessero l’ora di farsi “scegliere” e che il ricco contributo del colosso del lusso al restauro della Rupe Tarpea dalla quale venivano gettati i traditori dell’Urbe servirà a salvarla dalla lenta ma costante erosione (è in tufo), consentendo, pare, anche una serie di ricerche attorno al nucleo sabino della città, le ultime firme stanno arrivando in queste ore dalla nuova sovrintendente ai Beni Culturali del Comune, Maria Vittoria Marini Clarelli, ufficialmente entrata in servizio venerdì scorso. Sul suo beneplacito, così come sulla possibile destinazione dell’esedra di Marco Aurelio a set della sfilata, sono tutti ragionevolmente tranquilli. Fino a poche settimane fa alla guida dell’Ufficio studi-Direzione generale Educazione e ricerca del Mibac, sottile e determinatissima, Marini Clarelli ha guidato per quindici anni la Gnam, è stata membro di molte commissioni internazionali e fa parte del Gruppo dei musei organizzatori di grandi mostre, oltre a ricoprire la carica di vice presidente del Comitato nazionale italiano del Consiglio internazionale dei musei: insomma, è abituata a gestire fondi privati e a “metterli a reddito”, secondo le parole di uno dei vertici dei musei e anche di uno dei punti nodali della riforma Franceschini che, fino ad adesso, al Comune di Roma erano rimasti lettera morta. Non per colpa della giunta o tanto meno del sindaco, questa volta bisogna riconoscerglielo. Virginia Raggi, che molto ama infilarsi negli abiti da sera vintage di Gattinoni ma anche in quelli un po’ carnevaleschi di Camillo Bona e ben parata mescolarsi felice al tout-Rome, mai frequentato fino alla nomina al Campidoglio, di suo avrebbe detto di sì e di sì e poi ancora di sì forse non proprio a tutte ma quasi fra le infinite proposte di operatori del mass market, delle assicurazioni, del bancario o soprattutto del lusso che ogni giorno occhieggiano dagli schermi dei computer dei funzionari e dei direttori.

 

Nei venti minuti di chiacchierata in anonimato garantito che sottendono a questo articolo, me ne vengono comunicati due: uno da parte di un medio brand di moda boho-chic del Veneto (sic), che dopo aver letto di Gucci vorrebbe occupare a sua volta, si intende su scala ridotta, una delle gallerie dei Capitolini. Il connubio fra arte-per-l’arte e moda è un classico dai tempi di Paul Poiret che promuovendo musei, accademie musicali e riviste di lusso (tempi beati), mirava ad accreditare i propri abiti come i pezzi da museo che in effetti sono diventati. Da quando, però, l’ex sindaco Ignazio Marino aveva nominato il formidabile Claudio Parisi Presicce sovrintendente alle Belle Arti del Comune, tutte le iniziative di scambio visibilità-restauro proposte dai privati, e favorite dall’Art Bonus, avevano ricevuto un brusco diniego. Ad eccezione di Bulgari (di recente è stato annunciato un nuovo intervento da circa un milione di euro da parte del marchio del gruppo Lvmh a favore dell’area sacra di Largo di Torre Argentina: 485.593,58 euro rimasti alla griffe dopo il restauro della Scalinata di Trinità dei Monti integrati da un nuovo finanziamento di 500mila euro), Presicce aveva bloccato ogni altra proposta. Dicono in sovrintendenza che perfino Valentino, la maison che più si identifica con Roma agli occhi del mondo e che nel 2007, cioè in epoca Veltroni, aveva festeggiato i quarantacinque anni dalla fondazione al Tempio di Venere, nel 2015 avesse dovuto rivedere più volte i piani di visite e di eventi legati al suo progetto “Mirabilia Romae” per non entrare in conflitto con il dominus Presicce. Di certo memore o a conoscenza delle suscettibilità dell’archeologo che ora, per ragioni di rotazione forzata dei dirigenti pubblici, cede il passo “a una nuova era, contiamo meno medievale”, come dicono sempre da palazzo Patrizi Clementi, Gucci ha avuto l’abilità di insinuarsi lo scorso ottobre allestendo nei giorni di Videocittà la mostra “Persona” alla Curia Iulia. L’esposizione, che lavorava sul tema classico del prósôpon greco, la maschera dell’attore che è al tempo stesso nascondimento e disvelamento, aveva messo a confronto la statua del celebre Togato Barberini con la testa dei propri antenati sotto le braccia in arrivo dalla Centrale Montemartini, estensione periferica dei Musei Capitolini, con lo straordinario lavoro di Makinarium, la società di effetti speciali che da Cinecittà produce volti, mostri e sembianti per il cinema mondiale e che per Alessandro Michele aveva creato i “doppi” delle teste portate sotto il braccio dai modelli della controversa sfilata inverno 2018. L’intelligente risposta alle polemiche sollevate dai social e, ahinoi, anche da altri stilisti sul presunto “choc delle teste tagliate” (no, la moda non è un settore colto, per non dire gli influencer), deve aver molto divertito il già dimenticato Presicce.

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