La sede di Hdrà (foto: www.hdra.it)

Il capo di Hdrà ci dice perché Roma rinascerà solo col metodo Giubileo

Gianluca Roselli

"Siamo l’unica azienda privata che dà lavoro a 150 persone nel centro di Roma", ci dice il presidente Luchetti

Roma. “Abbiamo la città più bella del mondo. Puliamola, ordiniamola, riempiamola di contenuti e comunichiamola”. Mauro Luchetti è il presidente di Hdrà, la più importante società di comunicazione a Roma e una delle prime in Italia. Fondata dallo stesso Luchetti e da Giovanni Parapini, prima si chiamava Aleteia, ma nel dicembre 2015, unendo diversi soggetti, ha cambiato nome in Hdrà e, sotto la guida dell’ad Marco Forlani, ha chiuso il 2017 con 18 milioni di fatturato, più 50 per cento rispetto all’anno precedente. “Credo di poter dire che siamo l’unica azienda privata che dà lavoro a 150 persone nel centro di Roma”, dice Luchetti, seduto in poltrona nella spettacolare sede di San Lorenzo in Lucina, dove una volta stava Forza Italia.

  

Luchetti, pubblicità e comunicazione sono il dna di Milano, perché avete scelto di stare a Roma?

Banalmente perché gravitiamo tutti su Roma. E il fatto che qui ci siano meno aziende di questo tipo ci ha aiutato: abbiamo meno competitor. Voglio sottolineare anche il fatto che, da quando siamo nati, non abbiamo mai distribuito dividendi, abbiamo sempre reinvestito gli utili nella società. E i risultati si vedono.

 

Un privato che ha successo a Roma è una notizia.

Ce ne sono diversi, ma è vero che qui le aziende mancano e quelle che ci sono iniziano a scappare. Purtroppo sulla città grava una gigantesca quantità di lavoro pubblico che per decenni ha fatto da ammortizzatore sociale. Ora, in tempi di vacche magre, non può più essere così ed ecco uno dei fattori di crisi.

 

Gli altri quali sono?

Roma paga il non essere riuscita a darsi un progetto dopo gli anni della grandeur del Giubileo, ha vissuto sugli allori mentre altri, come Milano, hanno ricominciato a marciare. Poi diciamo che ci sono state amministrazioni non all’altezza, come quella attuale. Virginia Raggi è sicuramente una brava persona, ma pecca d’inesperienza e di staff.

 

Cosa deve avere un buon sindaco?

Testa, amore per la città, visione, capacità di mediazione, buoni collaboratori e fortuna. Ma quest’ultima, si sa, aiuta gli audaci. Perdere le Olimpiadi per il timore di non saperle gestire è stata una follia. Sky avrebbe traslocato a Milano se ci fossero state le Olimpiadi?

 

Forse no. Come può risollevarsi la Capitale d’Italia?

A mio parere occorre un commissario straordinario, con pieni poteri, che con mano rigida inizi a sistema le cose: mezzi pubblici, degrado, sporcizia, servizi al cittadino. Coadiuvato da un piano nazionale che coinvolga anche il governo, perché occorrono investimenti.

 

E poi?

Bisogna inventarsi qualcosa e partire da lì. Per esempio, un grande piano per la viabilità. Non è possibile che spostarsi in città sia così complicato. Metro, linee tramviarie, nuove forme di car sharing: ci vuole una rivoluzione nel trasporto.

 

Bello a dirsi, difficile a farsi…

E’ un punto di partenza, perché la città deve diventare sempre più bella, non imbruttirsi. E poi i contenuti: arte, cultura, grandi eventi, congressi, socialità. La nostra sede, per esempio, ospita spesso incontri su diversi argomenti. Connettere persone per sconfiggere il senso di rassegnazione. Il problema principale, però, è la mancanza di lavoro: a Roma trovano posto solo le eccellenze, gli altri fanno molta fatica. E questo è socialmente ingiusto.

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