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A Roma prove tecniche per rifondare il Pd

Marianna Rizzini

“In città il partito può ripartire dalla campagna collegio per collegio”, ci dice Tobia Zevi

Roma. Il collegio 9, anche detto per semplicità collegio di “Ostia” (che in realtà comprende, tra i vari “sottoquartieri”, Fiumicino, Ponte Galeria, Malagrotta), è il collegio che forse racchiude simbolicamente tutto quello che ha segnato il dibattito su Roma negli ultimi anni: Mafia Capitale, immigrazione, discariche, abusivismo, nuove destre, sinistre silenti, populismi arrembanti. A Ostia Virginia Raggi, nel 2016, ha chiuso la campagna elettorale prima del ballottaggio vittorioso contro Roberto Giachetti. A Ostia, nel novembre scorso, il M5s ha vinto le elezioni per il X Municipio. E oggi, sempre a Ostia, si scontrano il 34 enne Tobia Zevi, candidato del Pd, il giornalista Emilio Carelli, candidato del M5s e Domenico Menorello, candidato del centrodestra ed esponente di Energie per l’Italia, il movimento che fa capo a Stefano Parisi.

 

Il Pd, a Ostia come in altri collegi romani, deve riconquistare la fiducia dell’elettorato dopo anni difficili. “Ma che ti hanno dato la mission impossibile?”, scherzavano non a caso gli amici, dice Tobia Zevi, alla notizia della sua candidatura. “Ma”, dice il candidato, “proprio il fatto di ripartire con questa legge elettorale, il Rosatellum, con una campagna collegio per collegio, può aiutare il partito a ricostruirsi. Lo dico non solo da candidato, ma da elettore che, essendo nato nel 1983, ha finora sempre votato con il Porcellum, trovandosi ogni volta sulla scheda una lunghissima lista di nomi spesso sconosciuti. Adesso, in poco più di venti giorni, devi presentarti e farti conoscere da circa 250 mila elettori – nel caso del mio collegio – e lo puoi fare concentrandoti sui temi. Non c’è al centro di tutto la preferenza, puoi lavorare nel nome del partito anche se poi sei tu che ogni giorno te la giochi con persone a cui chiedi il voto e a cui dovrai rendere conto”.

 

“Rifondazione politica”, la chiama Zevi, in un momento in cui “il modo di fare politica è profondamente cambiato: più che partito per partito, si fa comitato per comitato, gruppo di quartiere per gruppo di quartiere. Il rapporto del parlamentare nazionale con il territorio, con questa legge, è rafforzato, e questo per il Pd romano è un punto importante: abbiamo fatto un congresso, ci siamo impegnati, ma dobbiamo ancora fare un pezzo di strada. Dal 5 marzo potremo aprire una riflessione sul futuro del partito. Abbiamo l’occasione di costruire una nuova credibilità, di selezionare una classe dirigente sulla base di chi ci ha messo la faccia, di dare il via a una grande alleanza civica, coinvolgendo le persone che, nei comitati, fanno vera militanza, spendendo un’energia politica che i partiti, da soli, non riescono più a contenere. Più mi inoltro nel territorio, più parlo con le persone, più mi sembra che Ostia ambisca a una nuova normalità. E la missione mi sembra meno impossibile”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.