foto LaPresse/Federico Guberti

Party da Hermès

Giuseppe Fantasia

Tra chic e kitch. Il cavallo “blu dynamic”, i pendenti in pelle a forma di Colosseo. E il mangiare poco

Niente si distrugge, ma tutto si conserva e si trasforma. Almeno da Hermès. Si chiama “Petit h”, con quella fricativa glottidale sorda volutamente in minuscolo, quasi a stabilire una sorta di distanza – mai troppo lontana – dalla grandeur della linea principale. “Lo spazio è da concepire come un posto dove giocare e riflettere sui materiali dandogli una seconda vita”, ci spiega il direttore artistico Pascale Mussard, membro della sesta generazione della famiglia francese. Difficile, per i più, entrare nel mood, ma chi può capirà il progetto grazie al quale ogni pezzetto di stoffa o di cuoio non finirà mai nella spazzatura (risolti così i problemi della differenziata), ma sul collo, sul polso o ai lobi di eleganti signore sotto forma di collane, bracciali ed orecchini. “Pensiamo a giocare” è il nostro mantra della serata in quello spazio di via Condotti con pareti e pavimenti “rivestiti da superfici color bianco Mat”. Poche madeleines non bastano a compensare la fame (qui si gioca, mica si mangia) mentre lo champagne, come sempre, scorre a fiumi nelle coupes delle grandes dames Vannozza Paravicini Crespi e Caroline Tavenas Attolico, come in quelli di Michela Quattrociocche, decisamente più pop, ma mai come quelle “riutilizzate” più volte da Natalie Kriz, che un po’ come i materiali della storica maison, ha deciso di “trasformarsi” in altro, abbandonando per sempre le (poche) vesti da showgirl preferendo essere la moglie di Ori Kafri, proprietario dei boutiques Hotel JK Place a Roma, Firenze e Capri. La testa gira tra appendiabiti a forma di teste di animali e un enorme cavallo color blu Dynamic al centro della stanza, fino a perdersi tra pendenti in pelle che riproducono il Colosseo, una tazzina di caffè, una Lambretta e persino un cono gelato. Il “gioco” finisce e finirà presto. Dopo Roma, da giugno, tutti (o quasi) a Seul.

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