Fabrizio Bosso (Foto Flickr via Kaur Ilves)

Bollate jazz

Maurizio Crippa

Piccola bella storia di un festival nato per passione e che ha portato i grandi nomi nell’hinterland

You and the night and the music” era una trasmissione che una volta la settimana, per alcuni anni, è andata in onda a ora da nottambuli dalle frequenze di Radio Città Bollate, una radio parrocchiale che trasmette tuttora. Si parlava, soprattutto si ascoltava, rigorosamente musica jazz. Sembra l’inizio di una di quelle belle piccole storie di provincia, o di periferia – qui siamo più propriamente nel primo hinterland fuori i confini di Milano, oggi ribattezzato in modo piuttosto disfunzionale Città Metropolitana – e in effetti lo è. Di buono, questa storia musicale, ha che non è un racconto di nostalgia. Quel gruppo di appassionati che soffiavano jazz sopra i tetti di case operaie o di piccola borghesia, tra le fabbriche che ancora c’erano i confini dei campi e i quartieri nuovi va avanti ancora. Con passione dilettante e una qualità di cura ormai riconosciuta e consolidata, nel circuito non soltanto locale degli appassionati. Ma nel tempo è diventata un’altra storia.

 

Lunedì 12 marzo, sotto il claim “Trumpet! Trumpet! Trumpet!” Fabrizio Bosso, uno dei migliori trombettisti italiani, e il suo quartetto daranno il via alla ventiduesima edizione di “Conoscere il jazz”. Una rassegna di nicchia, com’è giusto che sia, ma che organizzata e guidata dalla Associazione Bollate Jazz Meeting – le anime sono quelle di due degli iniziatori delle notti radiofoniche, Paolo Nizzola, una vita nel giornalismo locale, e Giordano Minora – ha raggiunto una stabilità invidiabile. Ventidue anni, per un’istituzione autogestita (a parte l’appoggio storico dell’amministrazione) e decentrata rispetto ai circuiti importanti del consumo culturale. Negli anni si sono aggiunti le mostre, i corsi, le conferenze, ci si è allargati ai comuni circostanti e loro estati. Il marzo jazz tutto dedicato alla tromba, con artisti di spicco (il Flavio Boltro bbb trio di Flavio Boltro, il 19 marzo; poi a concludere il 27 marzo sarà il nome più popolare, quello di Paolo Fresu con il suo Devil  Quartet: ma Fresu è ormai un affezionato ospite di Bollate) è insomma la dimostrazione che di quello che possono fare il tessuto culturale e sociale.

 

Nonché, ovviamente, di cosa possa fare la passione. Nella storia del jazz bollatese ci passione, ricordi, buoni risultati e anche qualche bella perla, che rendono l’idea dello spirito dell’iniziativa. Le prime session e concerti, all’inizio degli anni 90, erano ospitati in una frazione, Cascina del Sole si chiama, decisamente popolare. Nel piccolo auditorium parrocchiale dedicato a Don Bosco. Ma il pubblico cresceva, l’interesse pure. Così qualche anno dopo arrivò anche il pianista newyorkese George Cables, un nome da lustrasi gli occhi. Ma tornava da una trasferta a Dubai, era già anziano ed era in dialisi: gli organizzarono in fretta e furia pure quella, pur di poterlo ospitare. Forse fu per ringraziare, forse per quei regali belli che fa la vita, accettò di suonare e sì esibì in un concerto memorabile. Esiste una registrazione, fu pubblicata in cd dalla rivista Musica Jazz, si chiama “George Cables live in Bollate”. Soddisfazioni.

 

La manifestazione negli anni ha cambiato nomi, formule, ma rimanendo fedele a se stessa, come è tipico delle piccole comunità, e quella del jazz lo è. Curando la qualità, cercando di innovare. C’è un’associazione che sostiene, c’è un pubblico che non è più soltanto locale, ma che per le occasioni importanti arriva da mezza Lombardia, orientata da un circuito di conoscitori. Un paio d’anni fa, c’era bisogno di raccogliere soldi per fare un po’ di lavori nell’altro teatro ormai divenuto sede dei manifestazioni, altra sala parrocchiale, ma si chiama più laicamente Splendor. Gli amici del jazz riuscirono a intercettare un gran nome, che passava per l’Italia, si chiamava Uri Caine ed è uno dei pianisti jazz oggi più acclamati al mondo. Accettò di suonare gratis per un concerto-finanziamento strepitoso. Fu una festa, Fu così contento è è tornato un’altra volta ancora, a suonare, per celebrare la riapertura del locale. Il programma lo trovate sul sito jazzmeeting.it.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"