Ciao Leonka

Maurizio Crippa

Lo scambio tra il comune e il gruppo Cabassi e la rottamazione politica del mitico centro sociale

    La legalizzazione del Leonka per via immobiliare potrebbe avvenire entro marzo (percorso ancora a ostacoli) e sarebbe un fatto davvero epocale. Non tanto per Milano e per il suo comune, e nemmeno per il gruppo Cabassi. Quanto proprio per il mitologico centro sociale, oggi si autodefinisce Spazio pubblico autogestito, fondato nel 1975. Si tratterebbe (si tratterà) infatti della chiusura simbolica, o meglio di una nuova simbolica sconfitta, per la lunga e tormentosa storia dell’estrema sinistra milanese. Si lavora da alcune settimane attorno a una delibera della giunta Pisapia che prevede la definitiva soluzione del ventennale contenzioso sull’immobile occupato dal Leoncavallo in via Watteau, zona Greco, di proprietà del gruppo immobiliare Cabassi. L’uovo di Colombo è la permuta tra l’immobile dei Cabassi e due stabili (una palazzina  davanti alla Baggina – do you remember il Pio Albergo Trivulzio? – e una scuola abbandonata nella periferia sud), proprietà comunali, che verrebbero ceduti ai Cabassi. Il comune ha già incassato la necessaria valutazione dell’Agenzia del territorio, a garanzia che la permuta immobiliare sarebbe addirittura vantaggiosa a costi di mercato. Il Leonka rimarrebbe dov’è, pagando l’affitto s’intende. L’opposizione accusa Pisapia di voler incassare un dividendo politico a sinistra, legalizzando l’illegalizzabile. Riccardo De Corato, storico ex vicesindaco aennino, oggi Fratelli d’Italia, che da decenni combatte a mani nude contro tutti gli estremisti di sinistra, conduce una strenua battaglia che sa di retroguardia. Politicamente più interessante è la spaccatura che l’accordo sul Leonka ha scatenato a sinistra, col Pd diviso ma sostanzialmente contro Sel – fautore e beneficiario politico dell’accordo – che però a sua volta deve vedersela con la sinistra più dura e pura. Le accuse che si tratti di un favore ai Cabassi piovono soprattutto dall’ex assessore alla Cultura e archistar Stefano Boeri, silurato da Pisapia perché poco allineato a sinistra. Ma anche il presidente del Consiglio comunale, Basilio Rizzo, altra istituzione politica milanese, capogruppo della Sinistra per Pisapia, ha annunciato la bocciatura della vexata permuta.

     

    Ma il vero dividendo politico è un altro. Il Leonka è da quarant’anni il simbolo della sinistra extra-istituzionale e variamente antagonista con le sue bandiere, le sue violenze e pure i suoi morti (Fausto e Iaio, 1978). Chi ha memoria, si ricorda che il primo sgombero con demolizione – Ferragosto del 1989, con il sindaco Paolo Pillitteri in ferie – lo ordinò il prefetto Carmelo Caruso, al Viminale c’era il doroteo Gava. Dopo varie migrazioni, i militanti occuparono via Watteau, terra dei cattolicissimi immobiliaristi ambrosiani Cabassi, con un mezzo tacito benestare del proprietario, Marco Cabassi. Era l’8 settembre 1994, festa della Madonnina del duomo, e ci aveva messa una buona parola, per la pace sociale, il cardinale Carlo Maria Martini, amico dei Cabassi e soprattutto di Marco, terzo degli otto fratelli, detto “il filosofo” perché amava più le buone letture e il volontariato. Racconterà che sua madre gli chiese se lo sgombero rischiasse di provocare incidenti. Rispose di sì. E lei: “Allora lasciamoglielo”. Ma da molti anni il Leonka non è più il Leonka. Il suo storico leader e portavoce Davide Farina è parlamentare di Sel. Quando nel 2010 Vendola lanciò le “Fabbriche di Nichi” per tentare la scalata della sinistra, il Leonka fu l’efficiente delocalizzata milanese. Per lasciarlo dire al Manifesto: “Sin dalla candidatura di Pisapia, nata in ambito Sel, non era difficile immaginare che nel programma del futuro sindaco dovesse essere compreso un cambio di rotta sulla questione dei centri sociali”. Però tutto ha un prezzo. La legalizzazione immobiliare del Leonka corrisponderà a una sua definitiva, del resto già effettiva, normalizzazione politica. I centri sociali antagonisti oggi più duri e attivi di Milano (il Cantiere, lo Zam, oggetto di ripetuti sgomberi), considerano senza se e senza ma i leoncavallini degli imborghesiti revisionisti, dei menscevichi e peggio. Privato della palma del martirio dell’illegalità, il Leonka, lo dicono i nemici ma è chiaro a tutti, è destinato a diventare una sorta di circolo Arci qualsiasi. Ciao Leonka.

     

    Anche Putin all’Expo. Sarà a Milano il 10 giugno per la festa della Russia. Lo ha detto ieri Matteo Renzi durante un incontro all’ambasciata di Mosca e lo ha confermato il Cremlino.

     

    “Hanno messo bomba” al Sole 24 Ore, così ha detto una voce anonima ieri alle 10,17 al centralino del quotidiano di Confindustria. Giornalisti evacuati per tre ore. Fate presto.

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"