pulci di notte

Pirati e kamikaze, che cosa dicono le parole e i numeri

Stefano Lorenzetto

Vocali di troppo e ostriche alla buvette nelle notti insonni di Stefano Lorenzetto a far le pulci ai giornali

  • Diffamazione. “Vogliono tapparci la bocca”, spara a tutta pagina, in prima, il direttore della Verità, Maurizio Belpietro. Il titolo e il sottostante editoriale riguardano una sentenza con cui il tribunale di Milano ha condannato Panorama, pure diretto da lui, a risarcire con 80.000 euro gli operatori umanitari di sette Ong, che lo avevano querelato per averli diffamati con il titolo “I nuovi pirati” sulla copertina del settimanale. “Il bello è che sono loro stessi a rivendicare di violare la legge”, specifica il sottotitolo della Verità. “Lo dicono proprio loro / ‘Non ubbidiamo alle leggi italiane’”, insiste il titolo di pagina 2. La questione ci pare prettamente linguistica: chi vìola la legge chiamasi “fuorilegge”, non “pirata”. Per il Grande dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia è pirata “chi esercita la pirateria” e la definizione di pirateria, che nel medesimo vocabolario si rifà al diritto internazionale, è piuttosto stringente: “Delitto, che qualunque Stato è autorizzato a reprimere, consistente in qualsiasi atto illegale di violenza o detenzione o in qualsiasi atto di depredazione commesso, in alto mare o in un luogo non sottoposto alla giurisdizione di alcuno Stato, per fini privati dall’equipaggio o dai passeggeri di una nave o di un aeromobile privato ai danni di un’altra nave o aeromobile o di persone o beni che vi si trovino a bordo (e a tale delitto tendono a essere assimilati altri delitti internazionali contro l’umanità, come la guerra sottomarina contro le navi mercantili o, in passato, la tratta degli schiavi)”. Lo Zingarelli 2026 non si discosta: “Brigantaggio marittimo esercitato dai pirati, nel loro personale interesse, ai danni di navi o anche contro popolazioni rivierasche”. E inoltre: “Atto illegittimo di violenza, detenzione o depredazione commesso dall’equipaggio o dai passeggeri di una nave o di un aeromobile”. E ancora: “Ruberia, sopraffazione”. I pirati sono una categoria delinquenziale come i ladri, i rapinatori, i truffatori, gli stupratori, gli estorsori, i concussori, gli eversori dell’ordine costituito e via dicendo. Non si può utilizzare semanticamente l’una o l’altra categoria nell’indifferenza della precipua specificità del singolo illecito. La saggezza latina distingueva la violenza dalla frode: Luca Casarini e compagni non usano né l’una né l’altra, semmai violano norme e realizzano illeciti che non spossessano nessuno di qualche bene. Si può non concordare con le attività di soccorso marittimo delle varie Emergency, Sos Mediterranée, Open Arms e Sea Watch (non “Wach”, come scrive Belpietro), ma, se le parole sui giornali hanno ancora un senso, di qui ad accusarle implicitamente di violenza, detenzione, atti di depredazione, fini privati, delitti internazionali contro l’umanità, brigantaggio marittimo nel loro personale interesse, atti illegittimi di violenza e detenzione, ruberie e sopraffazioni, ci pare che ce ne corra. [19 dicembre 2025]

 

  • Musulmani. “È difficile trovare sui giornali la parola ‘musulmano’, perché come ci hanno insegnato, sono tutti uomini quelli che uccidono”, sostiene Tommaso Cerno, direttore del Giornale, nell’editoriale di prima pagina. Tralasciando la virgola mancante dopo “perché”, la tesi appare alquanto strampalata. Tra Russia, Nigeria, Cecenia, Ciad, Pakistan, Iraq, Israele, Turchia e Sri Lanka si sono registrate decine di attentati a opera di donne kamikaze seguaci del fondamentalismo islamico. A partire dal 1985, gli attacchi suicidi femminili sono stati responsabili del 5 per cento dei morti in questo genere di azioni, mietendo in totale più di 3.000 vittime (fonte: Institute for economics & peace). Nel solo 2000, le donne kamikaze hanno compiuto oltre il 65 per cento dei 23 attacchi terroristici legati al movimento ceceno. [16 dicembre 2025]

 

  • Miracoli. Titolo da Avvenire: “La municipalizzata non ha soldi / E ad Agrigento si taglia l’acqua”. In attesa di camminarci sopra. [26 novembre 2025]

 

  • Protasi. “Che fine avrebbe fatto Giuseppina quando la madre sarebbe morta?”, scrive Enzo d’Errico in un editoriale sulla prima pagina del Corriere della Sera. La frase è una interrogativa diretta ipotetica, in cui l’apodosi è la proposizione reggente che insieme con la protasi forma il periodo ipotetico. La forma corretta, in questo caso, è con il congiuntivo trapassato: “Che fine avrebbe fatto Giuseppina quando la madre fosse morta?”. [9 dicembre 2025]

 

  • Pertini. “Probabilmente anche per evitargli la presunta dolcezza dell’amore sessuale a pagamento, a Sandro Pertini condannato perché antifascista ed esiliato a Monza al ‘confino di polizia’ era stata imposta, tra le altre, l’intimazione di ‘non frequentare postriboli’, pena l’inasprimento della condanna”, spiega Claudio Fracassi sul Fatto Quotidiano. Per la verità, Pertini non fu confinato in Lombardia bensì sull’isola di Ponza, dove venne tradotto dopo essere rimasto fino al settembre 1935 nel sanatorio giudiziario di Pianosa. In seguito, fu trasferito prima alle Tremiti e poi a Ventotene. [19 novembre 2025]

 

  • Sedere. Dal sito del Corriere della Sera: “Bus tampona tir sulla A10, morta la guida turistica Marina Chiarina, siedeva a fianco dell’autista”. Titolista in stato di siedazione profonda. (L’imperfetto del verbo sedere alla terza persona singolare è sedeva). [23 novembre 2025]

 

  • Gli. Giovanni Pons sulla Repubblica: “Il provvedimento in discussione riguarda un’eventuale procedura di infrazione per l’Italia emanata dalla commissaria Ue ai Servizi Finanziari (Fisma) Maria Luis Albuquerque. La quale rispondendo a chi gli chiedeva di un possibile rinvio della decisione di Bruxelles...”. Il gender dilaga. [21 novembre 2025]

 

  • Buvette. “Tornano sotto i fari del Senato anche le ostriche che in passato hanno tenuto banco, non tanto alla bouvette, ma sempre nell’aula della commissione Bilancio”, informa Marco Mobili sul sito del Sole 24 Ore. Sotto i fari anche il suo italiano, ancorché mutuato dal francese: si scrive “buvette”. [16 novembre 2025]