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Preghiera

Essere reazionari oggi, ovvero rimpiangere la Dc

Camillo Langone

Nostalgia delle correnti (e quindi della democrazia interna), dei congressi combattuti, della "grazia grigia" dei democristiani

Francesco De Gregori mi dice che sono perfino più reazionario di lui. Ma come! Quasi mi offendo: sono un conservatore, non un reazionario! E però, ripensandoci, se sono un casiniano, e lo sono, sono anche almeno in parte un reazionario. In quanto nostalgico della Democrazia Cristiana. Ci sono i nostalgici di Mussolini, e dovrebbero vergognarsi, e ci sono io che sono nostalgico di Martinazzoli, e me ne vanto.

Innanzitutto rimpiango il buon tempo andato in cui i politici non querelavano i giornalisti. Rimpiango le correnti, senza le quali difficile che ci sia democrazia interna. Rimpiango i congressi combattuti. Non che dei democristiani mi piacesse così tanto la politica: mi piaceva il loro stile, ciò che Pietro Citati definì “grigia grazia”. E poi Andreatta mi insegnò l’importanza dell’elitismo, Andreotti l’importanza della sprezzatura, Colombo l’importanza della cravatta, Cossiga l’importanza della libertà, De Mita l’importanza di Aristotele, Martinazzoli (ovviamente insieme a Sciascia) l’importanza di Manzoni, Scotti l’importanza del realismo... Grande scuola, la Democrazia Cristiana. E allora sì, ha ragione De Gregori, sono più reazionario di lui che non credo rimpianga i dorotei.
 

  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).