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Preghiera

Il termine "femminicidio" genera estinzione

Camillo Langone

Instilla l'idea di un conflitto ferino e generalizzato tra i sessi, comunica che la metà della popolazione è composta da potenziali assassini dell'altra metà. E questo è dannoso per il calo demografico

“Femminicidio nel Veronese”. I media continuano a scrivere “femminicidio” dopo che per giorni hanno commentato i dati Istat sul crollo demografico, separatamente, senza cogliere né tantomeno suggerire nessi. Eppure, se continui a dire a metà della popolazione che l’altra metà è composta da potenziali assassini non stai certo rasserenando i rapporti, di sicuro non stai moltiplicando i fiduciosi incontri grazie ai quali succede che nascano i bambini. “Femminicidio”, lo dico sempre, è una parola maschicida. E non solo: se uccidi il maschio uccidi anche la femmina, la specie umana non si riproduce per partenogenesi come i pidocchi delle piante.

“Femminicidio”, instillando l’idea di un conflitto ferino e generalizzato tra i sessi, è un termine che genera estinzione. Per rialzare la fecondità si parla di asili, assegni, permessi, pensioni, una congerie di costosi palliativi, quando il problema è economico al 5 per cento, culturale al 95 per cento. E la cultura è innanzitutto la lingua. Io non voglio proibire niente, prego soltanto che la pigrissima, perniciosissima parola “femminicidio” divenga desueta almeno quanto le parole “frocio” e “negro”. E che poi, in un clima mutato, più favorevole, venga rilanciato un vecchio slogan: “Fate l’amore, non la guerra”.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).