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Preghiera

Il paladino dell'integrazione culturale era uno schiavista e rapitore di bambini

Camillo Langone

Alì Piccinino è stato trasformato in un eroe e reso meritevole di targhe commemorative, statue e percorsi didattici nelle scuole. Lo studio del giovane storico Federico Egori ne smonta il mito pezzo per pezzo

In tempi di islamofilia ignorante e dilagante, si presti attenzione al saggio del giovane storico Federico Egori su Alì Piccinino, corsaro maomettano nato cristiano, un rinnegato che a Massa è stato trasformato in eroe dell’integrazione culturale, meritevole di targhe commemorative, statue, “percorsi didattici” nelle scuole. L’operazione, ovviamente anticristiana e antinazionale, patrocinata dal sindaco ebbene sì leghista, ha preso spunto da un romanzo la cui storicità, nel saggio di Egori apparso sul Bollettino storico pisano, viene smontata pezzo per pezzo.

Piccinino forse non era di Massa e di sicuro non era il generoso liberatore di compatrioti come lo ha dipinto il romanziere, era invece un rapitore di bambini e un feroce schiavista: “Le fonti scritte stimano che all’apice della sua carriera possedesse in totale tremila schiavi, ubicati nelle sue residenze, sulle navi e nelle prigioni”. La repellente esaltazione di uno schiavista rapitore di bambini da parte di istituzioni pubbliche della stessa nazionalità degli schiavi e dei bambini sarà un attraente tema di ricerca per gli storici del Ventiduesimo secolo. Diventerà un capitolo di un libro dal titolo gibboniano: “Decadenza e caduta della nazione italiana”.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).