Veduta di Otranto (Ansa)

Preghiera

L'estremo oriente: Otranto

Camillo Langone

L'Iran meglio lasciarlo perdere, a Gerusalemme non è consigliabile mettere piede, il Ladakh è ormai ridotto a una Disneyland del buddismo. Otranto come oriente va benissimo

Non sono mai stato a oriente di Otranto e non ho mai desiderato andarci. Esistono i libri apposta. Esiste un libro come “La vita a metà conosciuta. Viaggi in cerca del paradiso” (Einaudi) di Pico Iyer, scrittore anglo-indiano spirituale ma non religioso (si autodefinisce “anima non affiliata”), che è stato nei luoghi dove tanti per tanto tempo hanno vanamente immaginato il paradiso: Iran, Gerusalemme, India... Mi ha dato molte soddisfazioni questo viaggiatore, molte conferme.

L’Iran meglio lasciarlo perdere, lo zoroastrismo è un lontano ricordo e lo sciismo che ne ha preso il posto vi ha diffuso il culto della menzogna. Gerusalemme, dove tutti litigano con tutti, cristiani contro cristiani, ebrei contro ebrei, ha “reso scettici tanti credenti” e allora io, uomo di poca fede, non posso permettermi di metterci piede. Il Ladakh è da evitare perché completamente corrotto dal turismo, era una specie di Tibet e ora è una Disneyland del buddismo: “Molte festività ladakhi, che tradizionalmente cadevano d’inverno, erano state spostate nella stagione estiva per attirare folle internazionali di spettatori”. Varanasi, altro che paradiso, è l’inferno induista al quale nessun sano di mente vorrebbe avvicinarsi: “La prima lezione che imparai: il luogo più sacro della terra era anche il più sporco”. Otranto come oriente è più che sufficiente.
 

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).