
Ansa
Preghiera
La resistenza della Madonnina e il cedimento di un grattacielo babelico
Fa caldo, ma la Madonnina resta immobile, lì dove è sempre stata. Crolla invece l'insegna di un grattacielo asiatico e arrogante - immagine che sembra un quadro distopico, una triade vitruviana al contrario
Fa caldo, certo che fa caldo a Milano. Ma la Madonnina non mostra segni di cedimento. Lei che dominava la città da secoli, lei che venne umiliata per la prima volta dal Pirellone (era il 1960, segno che a Milano il cattolicesimo stava sprofondando già prima del Vaticano II), e poi completamente sostituita nello skyline dalla raffica di grattacieli nuovi, uno anche ciellino (era il 2010, segno che CL non sarebbe sopravvissuta a Giussani), sta dove è sempre stata.
Il crollo dell’insegna sul grattacielo disegnato da un’architetta irachena, dunque un oggetto direttamente babelico, asiatico, arrogante, sembra un quadro distopico di Massimiliano Alioto, sembra una triade vitruviana al contrario (disarmonia, disutilità, instabilità...), sembra un versetto dei Salmi: “Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori”. Immagine facilmente apocalittica che per contrasto mi fa sognare i villaggi di Léon Krier (tutti stabilissimi), la cripta fresca di una chiesa antica dove accendere una candela: grazie per consentirmi di vivere lontano da Milano.