
Ansa
Preghiera
Essere provinciali è un modo di stare al mondo
Andrea Di Consoli, grande anima lucana, descrive perfettamente le pratiche abituali dei provinciali, in cui mi ritrovo: guidare con il finestrino aperto, non essere aggiornati sulle ultime serie cinematografiche, sfogliare vecchie enciclopedie. E soprattutto fermarsi agli Autogrill
Dio salvi i provinciali descritti da Andrea Di Consoli nell’autobiografico “Il canto silenzioso degli amici” (Rubbettino). I provinciali meridionali ma non solo: “Essere provinciali è qualcosa in più di un’indicazione geografica, è un modo di stare al mondo, di mettersi di lato, di essere attardati. Si può essere provinciali anche nel cuore di una grande città – è guidare con il finestrino aperto d’estate, pisciare nelle piazzole dell’autostrada...”. Mi ci ritrovo, sono mie pratiche abituali.
E poi: “I provinciali non sono aggiornati sulle ultime serie cinematografiche, amano sfogliare vecchie enciclopedie, bere liquori ridicoli come il Vov...”. Il Vov magari no, non mi spingo a tanto, in compenso sono affezionato alla Vecchia Romagna. “Gente così non ha mai imparato a parlare l’inglese, ama fermarsi agli Autogrill...”. Praticamente sono io, conosco soltanto l’italiano e sui social ho una rubrichetta intitolata “Caffè di mezzanotte” e sono per l’appunto foto delle mie soste notturne nelle aree di servizio. Di Consoli, grande anima lucana, mio simile, mio fratello o meglio mio cugino perché io la terra l’ho persa, la vivo con la mediazione intellettuale del vino mentre lui gode ancora di un contatto diretto che gli invidio: “Mia madre mi telefona mentre è giù nella stalla e dà da mangiare agli animali”.