Alain Finkielkraut (WikiCommons)  

Preghiera

La Grande Frammentazione è preferibile alla cancellazione

Camillo Langone

La teorizza Alain Finkielkraut, che individua la novità del nostro tempo non nella sostituzione del popolo, ma nella frammentazione della nazione (la Francia che diviene come il Libano). Ma il Libano frammentato, in cui i cristiani resistono, è comunque meglio della Numidia (Algeria) in cui la violenza di Maometto ha cacciato Cristo 

Prego che sia come dice Alain Finkielkraut, non come dice Renaud Camus. In “Pescatore di perle” (Feltrinelli) il coraggioso filosofo francese non nasconde di leggere il teorico della Grande Sostituzione, messo al bando da editori, librai, social, insomma vittima di “ostracismo democratico”, e perfino di condividerne alcune idee. Ma Finkielkraut non crede nella Grande Sostituzione delineata da Camus (gli immigrati che prendono il posto degli indigeni), crede nella Grande Frammentazione: “La novità del nostro tempo non consiste nella sostituzione del popolo, ma nella frammentazione della nazione. Con la concentrazione etnica che modifica la fisionomia di un numero crescente di territori, la Francia non scompare, ma si frammenta. Ciò che incombe dietro l’evidente fallimento dell’integrazione è lo spettro della disintegrazione conflittuale. Temo che la Francia divenga come il Libano”.

Io invece, che sono un realista e scelgo sempre agostinianamente il male minore, preferisco il Libano, in cui i cristiani resistono nelle loro enclave, alla Numidia (Algeria) appunto di Sant’Agostino in cui la violenza di Maometto ha cacciato Cristo e dove oggi i cattolici sono lo 0 per cento. Meglio la frammentazione della cancellazione (l’ideale ovviamente sarebbe il ritorno del Figlio dell’Uomo “con grande potenza e gloria”, ma quello non dipende da noi).

  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).