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Preghiera

Il veganesimo è una gran brutta religione

Camillo Langone

Un culto montante che si autopercepisce come moderno e progressista ma è vecchio come Pitagora e l'Anticristo di Solovev. La sua caratteristica principale è l'intolleranza 

Si riconosca il veganesimo come una religione, una gran brutta religione. In un’osteria udinese di cui non farò il nome, perché i fanatici sono pericolosi, i partecipanti a una festa di laurea (pure loro feticisti del pezzo di carta come Tomaso Montanari) hanno imposto al titolare di coprire il prosciutto sull’affettatrice. Hanno messo un burka al salume perché non gli bastava un menù vegetale, temevano anche la contaminazione visiva per una sorta di pensiero magico, o stregonesco, simile a quello dei popoli primitivi che isolavano le donne mestruate perché la loro vista avrebbe potuto causare aborti in vacche e cavalle.

La laurea da festeggiare era in Conservazione dei beni culturali ma siccome le tradizioni gastronomiche sono un patrimonio culturale questi vandali addottorati vanno considerati esperti del contrario: Dissipazione dei beni culturali. Pochi giorni prima nella medesima osteria si erano ritrovati degli ebrei, israeliti osservanti che non mangiano maiale e che però, significativamente, non hanno preteso la censura della coscia tentatrice. L’intolleranza è tipica delle religioni nuove e in ascesa, il veganesimo è un culto montante che si autopercepisce moderno, progressista, sebbene sia vecchio come Pitagora e l’Anticristo di Solovev. La libertà è una fetta di prosciutto.
 

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).