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Che fatica cucinare il granchio. Il governo dia un "bonus Estrattore" ai cuochi

Camillo Langone

Una mezz’ora di maledizioni per ritrovarsi con una montagna di croste e un misero mucchietto di carnicci bianchi. Più la maglietta fradicia di sudore. Bisogna pensare a un'alternativa al consumo domestico, se si vuole combattere il feroce spaccavongole

Per patriottismo mi sono procurato un granchio. Non un granchio blu adriatico perché di granchi blu non ne ho trovati ma un granciporro atlantico, comunque un parente e comunque un granchione. Per allenarmi a combattere il crostaceo invasore. Purtroppo era morto, in quanto congelato (sarebbe stato più antropocentrico, più virile buttarlo nell’acqua bollente con le chele roteanti). Sebbene molto defunto si è rivelato ostilissimo. Dopo averlo bollito l’ho affrontato ed è stata una mezz’ora di maledizioni. Con coltellaccio, coltelli e coltellini, forbici, trinciapollo, schiaccianoci. E meno male che avevo appena visto un tutorial... Alla fine mi sono ritrovato una montagna di croste arancioni e un misero mucchietto di carnicci bianchi. Più la maglietta fradicia di sudore. Aglio, olio, granchio e spaghettoni integrali, cenetta fantastica che non avrà seguito. Un cuoco esperto ci avrebbe messo meno ma sempre troppo, ecco il motivo della scomparsa del granchio dai menù, non è possibile caricare tutto questo lavoro sul prezzo di un piatto di spaghetti. Preghiera al ministro Lollobrigida: anziché sollecitare il consumo domestico, partita persa, si punti sulla ristorazione dando ai cuochi un bonus Estrattore (la macchina che estrae la polpa abbattendo tempi e costi). Solo così vinceremo la battaglia contro il feroce spaccavongole.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).