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Dopo Berlusconi, il mio Grande Maestro lombardo è Maurizio Milani

Camillo Langone

Un dark, rispetto al solare Cav. Ma forse perfino più pragmatico: “Sono a favore di un uso massiccio di pesticidi nei campi. Meglio mangiare un bel piatto di riso e verza (un po’ inquinato) che saltare la cena”

Il più grande lombardo dopo Berlusconi? E’ dal 12 giugno che ci penso. Tengo il mio Catalogo dei Grandi Maestri costantemente aggiornato, regione per regione. E’ l’elenco delle persone che mi hanno insegnato di più. La scelta del Cavaliere a suo tempo fu facile, e in accordo con un altro lombardo sommo, Gianni Brera: “Berlusconi. Ogni lombardo bennato si riconosce in lui e nel suo carisma”. Per sostituirlo ho ipotizzato, in ordine alfabetico, Adriano Celentano, Renato Farina, Vittorio Feltri, Renato Pozzetto. Tutti importanti ma tutti con carismi un po’ parziali oltre che, a volte, un po’ passati. Alla fine ho capito che il mio grande maestro lombardo oggi è Maurizio Milani. Il cui carisma è più parziale ancora e però profondissimo. Un dark, rispetto al solare Berlusconi. Ma forse perfino più pragmatico: “Sono a favore di un uso massiccio di pesticidi nei campi. Perché è il miglior sistema per tenere il campo pulito da infestanti e funghi patogeni. Questi riducono il raccolto anche del 70-75 per cento. Con 8 miliardi di popolazione sul pianeta non possiamo permettercelo. Certo qualcosina rimane di questi bei pesticidi nella catena alimentare. Però meglio mangiare un bel piatto di riso e verza (un po’ inquinato). Meglio che saltare la cena”. Chi non è d’accordo non è un vero lombardo, al massimo è un milanese elettore di Sala.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).