Preghiera

Prigionieri di Zoom

Camillo Langone

Meglio usare la tecnica che farsi usare. La libertà di fumare un sigaro in videoconferenza e di non trasformare le telecamere dei nostri computer in strumenti di controllo sociale 

La tecnica o la usi o ti usa. Io con Zoom mi sono liberato, molti con Zoom si sono imprigionati vieppiù. Durante la mia ultima videoconferenza pubblica, organizzata dal Comune di Lodi, ho fumato il sigaro dall'inizio alla fine, cosa che in presenza non avrei potuto fare. Mentre ho scoperto che moltissimi fumatori collegati da casa a televisione o social si autocensurano, forse timorosi di essere redarguiti da qualche rotella del Leviatano (il sindaco di un paese ha così aggredito la dottoressa colpevole di fumare in diretta Facebook: “E per favore  non fumi in pubblico. E’ una maleducazione immonda che un medico fumi in pubblico. Non deve fumare in pubblico, lo vieta la legge italiana”).

 

Io che non sono un medico e che di un’educazione sotto forma di sottomissione alla pagana dea Salute me ne impipo, e che alla legge italiana antepongo il Catechismo della Chiesa Cattolica (n° 2290) e l’esempio del Beato Frassati (pipa) e del Servo di Dio Giussani (sigaro), continuerò a fumare in video. Tutti gli altri considerino Zoom strumento di oppressione, capace di imporre il controllo sociale fin dentro le pareti domestiche.

 

  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).