Un fiore per Gualtiero Marchesi

Camillo Langone

L’arretramento del culto dei morti corrisponde all’avanzamento dell’inciviltà

“Tutte le culture degne di questo nome si fondano sul culto delle tombe” scrive Jünger, e io che sono molto culturale pratico addirittura il culto dei cimiteri. Ultimamente ho il culto del cimitero di San Zenone al Po perché sulla sinistra c’è la tomba di Gianni Brera, di cui ho parlato, e sulla destra quella di Gualtiero Marchesi (forse può succedere soltanto in Italia che da un solo paesello provengano due giganti). Il grande cuoco è morto da otto mesi e sulla tomba non c’è nemmeno la lastra, nemmeno le date, ci sono invece dei tristi fiorellini di plastica in un triste vaso di plastica. Non ci sono più le tombe di una volta e naturalmente non è un caso, l’arretramento del culto dei morti corrisponde all’avanzamento dell’inciviltà. Sia onorato dunque Marchesi nella sua ultima dimora: ma come? I nostalgici del tabagista Brera sono soliti fumarsi un sigaro toscano davanti alla di lui fotoceramica, lasciando la cenere sul posacenere apposito, ed è una bella idea facile da realizzarsi mentre purtroppo è molto complicato mangiare riso, oro e zafferano in un cimitero. Forse basterebbe portare un fiore. Un fiore vero, perché il Divino Gualtiero era un esteta.

Di più su questi argomenti:
  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).