Piazza del Popolo di Ascoli Piceno (foto via Wikipedia)

Piazza del Popolo di Ascoli Piceno merita un partito

Camillo Langone

Deve diventare la bandiera di un conservatorismo che qui risulta ancora più indispensabile che altrove

Populismo? No, popolismo. Seduto al Caffè Meletti di Ascoli Piceno penso che il populo, di cui ora tanto si parla, proprio non riesce a interessarmi. Con quella U così sgraziata, poi... A me interessa Piazza del Popolo, epitome della civiltà italiana. Sul lato settentrionale c’è la chiesa di San Francesco, su quello occidentale lo storico caffè e il Palazzo dei Capitani del Popolo, appunto. Questo spazio urbano perfetto, che racchiude il Cristo dei due campanili gotici e il Dioniso dell’anisetta liberty, sì che merita un ismo. Forse un partito. Certo una preghiera. Affinché le campane continuino a suonare e mai nessun muezzin salga lassù. Affinché nelle mostre del Palazzo dei Capitani si continui ad ammirare un’arte libera, compresi i quadri raffiguranti nudi. Affinché al Meletti si continuino a servire alcolici, anche super. Affinché negli altri locali sotto i portici si continuino a friggere olive ascolane ripiene di carne bovina e suina. Piazza del Popolo di Ascoli Piceno deve diventare la bandiera di un conservatorismo che qui risulta ancora più indispensabile che altrove: non c’è un suo dettaglio che non meriti di essere conservato con cura, una lastra del suo pavimento di travertino che non meriti di essere baciata.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).