Giovannino Guareschi

Mi tengo lontano dai libri dell'apocalittico Alessandro Gnocchi

Camillo Langone

“Lettere ai posteri di Giovannino Guareschi” e l’abominio della messa in italiano

Volendo vivere beatamente cerco di stare lontano dai libri del cattolico apocalittico Alessandro Gnocchi. E figuriamoci da questo “Lettere ai posteri di Giovannino Guareschi” (Marsilio) che è arrivato sulla mia scrivania con le sembianze di un dovere, quasi di un ricatto: un libro che pretende di essere letto da me in nome del mio nome (mi chiamo come il personaggio guareschiano più famoso), del mio indirizzo (abito nello stesso isolato in cui abitava Guareschi negli anni Trenta), della mia fede, eccetera. Gnocchi raccoglie e commenta gli articoli scritti da Guareschi fra 1965 e 1968: umoristici e terribili. Un pezzo del ‘65 mostra l’abominio dell’allora nuovissima messa in italiano: “Non ha visto come erano tutti eccitati, specialmente i giovani e le donne, dal piacere di concelebrare la Messa invece di assistervi passivamente subendo il sopruso del misterioso latino del Celebrante, e dalla legittima soddisfazione di non doversi umiliare più inginocchiandosi per ricevere l’Ostia e di poterla deglutire in piedi, trattando Dio da pari a pari come ha sempre fatto l’onorevole Fanfani?”. Guareschi il Concilio lo aveva capito subito, forse lo aveva capito troppo: decida il lettore se accostarsi a tanta consapevolezza, a tanta amarezza.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).