L'intervista
Parla il viceministro Sisto (FI): “Il referendum sulla giustizia a inizio marzo rispetta la legge. Il Cdm ha tempo per l'indizione”
Dopo il rinvio di ieri l'esponente del governo in quota FI spinge per fare in fretta: "Non c'è motivo di aspettare. Il voto non deve politicizzarsi". E sul caso Hannoun: "Alcuni esponenti a sinistra sarebbero dovuti essere più attenti"
“Votare a inizio marzo per il referendum sulla separazione delle carriere dei magistrati è perfettamente conforme alla legge: non c’è alcun motivo per non farlo. Non sarebbe affatto una forzatura”. Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia in quota Forza Italia, difende la scelta del governo di voler indire il referendum costituzionale in uno dei primi fine settimana di marzo. La data del voto doveva essere stabilita ieri dal Consiglio dei ministri, ma alla fine la scelta è stata rinviata. Sisto però sostiene sia necessario andare avanti: “Il Cdm – dice – ha ancora tempo per farlo a inizio gennaio, e, personalmente, mi auguro lo faccia. Il rinvio di ieri non significa nulla”. La disputa con opposizioni e Anm che chiedono più tempo nasce da due differenti interpretazioni della legge 352 del 1970 che regola i referendum. Dal 2001, in occasione dei referendum costituzionali, si sono sempre attesi per intero i tre mesi previsti dalla Costituzione dopo l’approvazione in Parlamento per la raccolta firme dei cittadini. E dunque, poiché la riforma è stata approvata in via definitiva il 30 ottobre, sarebbe necessario attendere il 30 gennaio. Ma questo dilaterebbe di molto i tempi.
Ma c’è una soluzione. Come spiega Sisto infatti la legge dice anche un’altra cosa. “L’articolo 15 prevede che il decreto di indizione può essere approvato entro sessanta giorni dall’ordinanza della Cassazione che ammette il quesito referendario: ebbene, la Corte si è già espressa lo scorso 18 novembre, così aprendo alla indizione del referendum entro il 18 gennaio. Un adempimento che, sempre secondo la legge, spetta al presidente della Repubblica, su deliberazione del Cdm. Poi ci sono tra i 50 e i 70 giorni, sempre secondo l’articolo 15, per fissare il voto. Ecco perché – prosegue Sisto – se a inizio gennaio il Cdm varerà il decreto è realistico votare a inizio marzo”. Anche perché se si aspettasse la raccolta firme di cittadini fino al 30 gennaio si rischia di arrivare al voto a fine aprile, se non a maggio.
Le opposizioni e l’Anm comunque vi accusano di voler forzare i tempi e non rispettare una prassi invalsa dal 2001. Temete che una campagna referendaria più lunga possa rafforzare la posizione del No? “Ripeto – risponde il viceministro – non c’è alcuna forzatura, meno che mai dovuta a inesistenti preoccupazioni di non prevalenza del Sì a supporto di una riforma logica, costituzionale, scritta nell’interesse del cittadino affinché possa avere un giudice davvero terzo ed imparziale, nonché nell’interesse dei magistrati affinché possano liberarsi dal peso insopportabile delle correnti. C’è solo la volontà di consentire al popolo di esprimersi al più presto e consapevolmente, con la democrazia diretta, per dare il via libera ad una riforma in linea con l’articolo 111 della Costituzione”. E allora perché non votare più tardi come chiedono le opposizioni? “Perché non c’è motivo per forzare, al contrario, la legge. Inoltre, i rischi di questo voto sono che lo si scambi per uno scontro tra politica e magistratura o ancora peggio che possa diventare una contesa tra maggioranza e opposizione, politicizzando una riforma che invece è strutturale, apolitica e apartitica. Ha un solo colore: quello della Costituzione. E non a caso si sono pronunciate a favore, con tempi e modalità diversificate, anche parti dell’opposizione come Azione, Italia Viva e Più Europa”. Per Sisto, invece è necessaria una “operazione verità”, per informare i cittadini “sui contenuti della riforma”, non consentendo così a sinistra e Anm di “agitare fantasmi che non ne fanno parte: dalla sottomissione dei pm al potere esecutivo, all’attacco alla Costituzione o il ridimensionamento della magistratura, slogan che non stanno né in cielo, né in terra, agitati con il solo scopo di spaventare i cittadini, a prescindere. Questa è una riforma che valorizza il giudice, rafforza la parità fra accusa e difesa, rende trasparente il lavoro e la composizione del Csm. E’ una rivoluzione liberale nella quale FI è in prima linea perché Berlusconi ieri e Tajani oggi, hanno raccolto, fra gli altri, l’eredità di Matteotti, Calamandrei, Terracini, Chiaromonte e Falcone. Sono 30 anni che cerchiamo di portare a compimento questa riforma, e finalmente grazie ad un Parlamento attento e, sono convinto, alle decine e decine di comitati, affidati alla regia di Giorgio Mulè, ci siamo. Dall’altra parte invece c’è la strana coppia di testimonial Rosy Bindi-Nicola Gratteri, a riprova della commistione inaccettabile fra politica e magistratura””.
Ieri intanto il Cdm ha approvato anche il decreto Ucraina. La Lega ha dovuto ingoiare l’aggettivo “militari” accanto alla parola “aiuti”, anche se alcuni suoi esponenti sostenevano che quell’attributo fosse stato cancellato dal testo finale. “Siamo una coalizione a offerta diversificata, ma come il Cdm di oggi (ieri per chi legge, ndr) troviamo sempre una soluzione unitaria : le discussioni servono se portano a un risultato ispirato alla compattezza”. Salvini però era assente in Cdm, un segnale agli alleati? “Mi risulta che ci fosse Giorgetti e anche tutti gli altri ministri della Lega – risponde Sisto – mi sembra questo sia l’ennesimo E inutile tentativo dell’opposizione per gettare scompiglio nella coalizione di governo. Ma per farlo ci vuole ben altro”.
Intanto ad agitare la politica c’è anche l’inchiesta della Dda di Genova che ha portato all’arresto di diverse persone, tra cui il presidente dell’associazione palestinesi in Italia Mohammed Hannoun, con l’accusa di finanziare Hamas attraverso raccolte fondi per Gaza. “Questa – dice Sisto – è una vicenda eufemisticamente inquietante. Stupisce davvero che alcuni esponenti delle opposizioni abbiano avuto rapporti diretti con personaggi e situazioni che si sono rivelate pericolose per il paese. Una maggiore attenzione verso questi fenomeni sarebbe stata assolutamente necessaria. Anche in questo caso, l' ossessione per l'opposizione politica ha allentato i criteri di valutazione di quello accadeva e si stava realizzando”.