La strategia
Gli alibi di Schlein e Salvini sono il dizionario e il calendario. Il "no" al referendum? Ragioni d'equinozio
Formule semantiche e date. Per sfidare Meloni sul referendum, Schlein copia Conte e si lancia in una battaglia sul giorno. La battaglia vera la lascia a Bindi. Calendario e martello
Roma. Calendario e martello. Salvini si rifugia nel dizionario, Schlein nel calendario. La Lega cammina con il Devoto-Oli sottobraccio per dimostrare che Salvini ha vinto, Schlein si ripara dietro l’equinozio. Ecco un altro esempio di strategia a rimorchio, di cancello, copio e dunque sono. E’ domenica e si diffonde la voce che Meloni acceleri sul referendum. Intende convocarlo i primi giorni di marzo. Schlein si oppone e sui social invita a firmare per evitare il colpo di mano. Il colpo di mano? Scatta la raccolta firme, stile saldi: “Affrettati”, promossa dalla segretaria. “Contro la riforma Nordio, servono 500 mila firme. Firma anche tu”. Come nasce e chi ha suggerito l’idea? La linea la dà Il Fatto, con un articolo di fondo del direttore, Giuseppe Conte la sposa per primo, Schlein la riposta per seconda. Il Pd da giorni è sotto attacco della destra per il caso Hannoun, così come lo è il M5s, solo che il M5s corre più veloce del Pd. Conte replica alle accuse, il Pd minaccia querele. Sarebbe sufficiente, da parte del Pd, dire: “Gli indignati siamo noi, è stata tradita la nostra buona fede”. Solo che Schlein non può dirlo. Primo, ha fermato un galantuomo come Delrio e il suo ddl sull’antisemitismo per non inimicarsi i mozzi della Flotilla. Secondo, c’è il referendum sulla giustizia e Schlein rischia più di Meloni. Se perde, il Pd potrebbe usare la sconfitta e invitarla a farsi da parte. Se si crede in una battaglia si mette la faccia, ma Schlein ha lasciato che sul referendum la mettesse Rosy Bindi. Il referendum si terrà in ogni caso, il primo marzo o il 22, poco importa. Non sarebbe meglio spiegare perché votare “no”? Torniamo a domenica. Schlein chiede alla sua responsabile Giustizia, Serracchiani, di mobilitare i parlamentari. Conte che la mattina legge il Fatto, prima di Schlein, la anticipa. Il Pd avrebbe dalla sua il popolo, le sezioni, solo che la grande mobilitazione è online: il link al posto della falce e del martello. Di chi è la vittoria: di Conte, di Schlein o del Fatto? Schlein è fredda sui comitati referendari. Questa volta non può usare la formula: il referendum era di Landini. Anche Meloni preferisce non polarizzare ma fa una campagna più sottile. Lascia che le ragioni del sì maturino grazie al caso Garlasco e con le cronache della Casa nel Bosco. La data è per Schlein l’alibi, un modo per tutelarsi, il “se avessimo avuto più tempo, magari…”. L’alibi di Salvini, sul decreto armi, è la formula “cessione di mezzi” a Kyiv. Non ci poteva essere contrappasso migliore. Entrambi si vantano di essere radicali, di parlare chiaro: Salvini a destra e Schlein a sinistra. Emenderanno insieme il Vangelo e il versetto “che il tuo sì, sia sì e il tuo no, sia no. Il di più viene dal maligno”. Correggiamo. Dal calendario.