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editoriali

Il fantasma della sicurezza. A destra come a sinistra

Redazione

Se la maggioranza vive spesso di sola retorica, magari additando colpevoli di comodo, il campo largo galleggia inerte su un doppio cuscino di ipocrisia. Si critica il governo “che doveva risolvere il problema sicurezza”, ma quando accadono episodi drammatici, la sinistra si schiera sempre contro “l’eccesso securitario”

C’è un fantasma che si aggira, piuttosto inutilmente, per l’Italia delle feste. E’ la parola “sicurezza”. Lunedì, in pieno giorno, a Milano un quindicenne è stato aggredito, spogliato e derubato da quattro quasi coetanei; la settimana scorsa, sempre a Milano, si sono verificati due accoltellamenti in un solo giorno. Gli episodi di piccola criminalità, ma spesso violenti, sono un rosario quotidiano. La madre del quindicenne cui hanno tolto anche le scarpe ha detto, sconsolata: “Questa società produce disgrazia e indifferenza. Gente che si lamenta, che invoca sicurezza, chiede galera, ma guarda e passa oltre”. Ieri il sindaco Beppe Sala, ha attaccato i tagli del governo alle città, tra cui spiccano le minori risorse per le periferie. E per un governo che a parole mette la sicurezza in cima ai suoi obiettivi, la mancanza di iniziativa nell’implementare le forze dell’ordine nelle città (la pubblica sicurezza è responsabilità del Viminale) è un dato di fatto negativo. Allo stesso tempo, Milano continua a non avere un assessore di ruolo alla Sicurezza e i “ghisa di quartiere” promessi da anni sono rimasti una favola di Natale. Milano è soltanto un esempio, il fantasma della sicurezza riguarda tutto il discorso pubblico e politico in tutto il paese. E se la destra vive spesso di sola retorica, magari additando colpevoli di comodo, la sinistra galleggia inerte su un doppio cuscino di ipocrisia. Si critica il governo “che doveva risolvere il problema sicurezza”, ma quando accadono episodi drammatici, come lo scorso anno al Corvetto, la sinistra si schiera sempre contro “l’eccesso securitario” e contro l’operato delle forze dell’ordine. L’altra ipocrisia è evidente ad esempio in questi giorni sul caso Torino. Un sindaco che ha tentato addirittura di venire a patti con Askatasuna, nonostante i ripetuti episodi di violenza (in cui in ospedale finiscono sempre gli agenti) accusa il ministro Piantedosi di usare “parole incendiarie”. Che i comportamenti incendiari, nel senso dei cassonetti dati alle fiamme, siano un problema di sicurezza, in questo caso non si dice.

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