“Pensioni? Colpa dei tecnici. Mai pensato di alzare l'età”, dice Durigon, mentre la manovra approda in Senato

Redazione

"Nessuno nella maggioranza ha mai pensato di aumentare l’età pensionabile. Solo clausole di salvaguardia imposte dai regolamenti europei”. Il sottosegretario al Lavoro e vicesegretario della Lega difende la legge di Bilancio: “I conti sono in ordine”

Mentre la manovra è pronta ad approdare in Senato dopo il via libera della Commissione Bilancio, Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro e vicesegretario della Lega, in un’intervista rilasciata al Giornale sostiene che le polemiche di questi giorni sulle pensioni sono il frutto di letture distorte e di timori infondati. Durigon quale respinge l’idea che il governo abbia mai pensato di alzare l’età pensionabile. "La linea nella Lega è sempre stata la stessa, nessuno nella maggioranza ha mai pensato di aumentare l’età della pensione", chiarisce Durigon, attribuendo il “rumore” delle ultime settimane esclusivamente a questioni tecniche. "Si è parlato esclusivamente di clausole di salvaguardia, che vengono inserite sempre dalla Ragioneria generale", spiega, ricordando che si tratta di strumenti previsti dai regolamenti europei e attivabili solo "nell’eventualità remota che manchino i soldi per coprire le pensioni". Secondo il sottosegretario, la norma contestata è peraltro proiettata molto in avanti nel tempo: "È una norma già usata in passato, proiettata in un periodo molto lontano, il 2035". Un meccanismo, sottolinea, che non ha nulla di straordinario: "Una volta come clausola di salvaguardia si mise addirittura l’Iva, ricorda? E nessuno disse nulla".

La linea, insomma, è la stessa del vicepremier e ministro Matteo Salvini, che aveva detto: "Nessun rischio di crisi di governo, semplicemente alcuni tecnici avevano previsto nei prossimi anni di allungare l'età per andare in pensione, di mettere altri mesi sulla schiena degli italiani. Io ho detto di no".

Durigon rivendica poi i risultati del governo Meloni anche sul piano della credibilità internazionale e dei conti pubblici. "I conti pubblici ormai sono in ordine, lo spread non è mai stato così basso", afferma, sostenendo che in tre anni l’esecutivo abbia "cambiato la visione che il mondo aveva di questo paese". Da qui l’invito anche ai tecnici del Tesoro a osare di più: "Anche i tecnici devono lanciare il cuore oltre l’ostacolo. È un momento storico per noi e dobbiamo capirlo tutti".

Sul fronte delle pensioni e dei salari, il vice di Salvini respinge le accuse del Partito democratico: "A questi fantasiosi pensieri della sinistra rispondo che queste sono le regole europee che loro stessi hanno messo perché ne fanno parte". E rivendica l’intervento sugli stipendi: "Abbiamo inciso sui salari spostando da 28mila a 33mila euro l’aliquota agevolata al 5% sulla tassazione degli incrementi contrattuali".

Tra le misure simbolo della manovra, il sottosegretario indica anche la rottamazione delle cartelle esattoriali, definita una scelta di buon senso: "In un paese normale è giusto allungare il pagamento delle rate e dare a tutti la possibilità di poter rientrare". L’obiettivo, aggiunge, è ricostruire un rapporto più equilibrato tra cittadini e fisco: "Vogliamo che il rapporto degli italiani con il fisco diventi sempre più proficuo e sempre meno da sudditi".

Infine, con una battuta, liquida le critiche di chi parla di sanatoria e guarda già alle prossime elezioni. Alla suggestione lanciata dall’ex numero uno di Equitalia Ernesto Maria Ruffini, Durigon risponde ridendo: "Sarebbe come mettere Dracula all’Avis".