FORZA LIBERALI RIFORMISTI

L'agenda Occhiuto “in libertà”. Chiacchierata con il presidente della Calabria

“Giorgia Meloni è bravissima, ma può bastare solo lei? Dall'altra parte abbiamo Schlein e Albanese: dobbiamo trovare il coraggio di continuare il lavoro di Berlusconi innovandolo. Se non ora, quando?”

Luca Roberto

Rinunciare ai voti delle corporazioni, semplificare la vita a chi fa  impresa. Sì alle unioni omosessuali e a una nuova legge sulla cittadinanza. Roberto Occhiuto dà la scossa al centrodestra, guarda all’eredità del Cav.  e vede Forza Italia al 20 per cento

Per spiegare la sua “scossa liberale”, Roberto Occhiuto parte da un presupposto: “Non ho alcuna intenzione di rinchiudere questo sforzo nel cortile delle polemiche interne a Forza Italia. La mia ambizione è quella di stimolare una discussione che renda ancora più forte il centrodestra e porti a votare tanti che non votano più perché non riconoscono un’offerta politica liberale, riformista”. Per cui in questa lunga intervista al Foglio il presidente della Calabria, vicesegretario di Forza Italia, delinea cosa voglia essere davvero il suo contributo, dopo l’evento “In libertà” tenuto mercoledì scorso a palazzo Grazioli, storica residenza romana di Silvio Berlusconi: non tanto un manifesto liberale quanto “dei pensieri liberali che ne possano innescare degli altri. E che poi possano portare, questo sì, alla costruzione di un manifesto. Vorrei che su questi temi nel centrodestra si stimolasse un grande dibattito”. Quando parla di temi Occhiuto pone sfide vere alla destra, punzecchiandola sui suoi ritardi ideologici: “Mi chiedo se non sia il momento di avere una classe dirigente un po’ più ambiziosa nei partiti del centrodestra e che abbia il coraggio di rinunciare a qualche voto, quello delle corporazioni, per recuperare molti più voti fra quanti invece patiscono le incrostazioni che le corporazioni generano nel mercato”. E pungola i partiti della coalizione su quelli che suonano come veri e propri tabù: dalle unioni omosessuali “per cui non ho alcun tipo di pregiudizio o preclusione” a una nuova legge più liberale sulla cittadinanza, affascinato dal successo di Mamdani a New York, “un musulmano che trionfa nella città delle due torri”. Tutto questo con l’obiettivo per Forza Italia, specifica Occhiuto, di arrivare al 20 per cento: “Meloni è bravissima, ha una credibilità e un’autorevolezza a livello internazionale che forse non si aspettavano nemmeno dentro Fratelli d’Italia”. (segue a pagina due)
  
“Ma mi chiedo”, continua Occhiuto: “Può bastare solo lei? Quando c’era Berlusconi dall’altra parte c’erano Prodi, poi Renzi, Enrico Letta, Gentiloni. Ora dall’altra parte abbiamo Elly Schlein e Francesca Albanese. Dobbiamo trovare il coraggio di continuare il lavoro di Berlusconi innovandolo e con l’ambizione che lui ci stimolava ad avere. Se non ora, quando?”.

 
Partiamo allora, in questa chiacchierata a tutto campo, proprio dall’idea di “scossa” lanciata a palazzo Grazioli, dal convegno “In libertà” organizzato da Occhiuto insieme ad Andrea Ruggieri e a cui hanno preso parte personalità quali l’ad di Tim Pietro Labriola (delegato alla transizione digitale di Confindustria), l’ad del gruppo A2A Renato Mazzoncini, il vice presidente di Uber, Tony West. “Intanto bisogna costruire un metodo nuovo che riguardi le riforme liberali che sono necessarie a questo paese”, ragiona il presidente della Calabria. “C’è l’abitudine, soprattutto nel centrodestra, di pensare che le riforme si debbano fare a volte quasi sotto dettatura dei portatori di interessi organizzati. Questi ultimi a volte sono portatori di interessi corporativi, e quindi credo che le riforme, invece, vadano fatte ascoltandoli ma perseguendo l’interesse dei cittadini e del mercato. Se fai la riforma del trasporto pubblico parlando con chi guida il taxi invece che con chi il taxi lo cerca inutilmente, è evidente che non fai una buona riforma”. Il presidente della Calabria questi freni all’innovazione li ha sperimentati in prima persona, amministrando la sua regione. “Mi sono costituito tre volte in Corte costituzionale su provvedimenti del governo che riguardavano il sistema del trasporto pubblico. Ho vinto tre volte, l’ultima volta è stata decisiva perché ho sollevato il conflitto di attribuzione e quindi il decreto che Salvini aveva fatto e che in qualche modo impediva la liberalizzazione del mercato degli Ncc è stato caducato dalla Corte”. Un risultato che ha fatto specie perché raggiunto da un presidente di regione che è stato descritto da più parti nel corso degli ultimi anni come contrario all’autonomia differenziata. “Ci sono poi altri esempi che secondo me dovrebbero essere bandiere del centrodestra nel nostro paese. Si parla tanto di innovazione, si parla tanto della necessità di rendere il sistema produttivo più reattivo rispetto ai cambiamenti. Ci si lamenta della circostanza che la maggior parte delle startup nasca o si trasferisca dopo essere nata in America. Ma perché succede questo? Perché in America hai un ecosistema più favorevole allo sviluppo delle startup in termini di tassazione, in termini di sapere, Ma succede questo soprattutto perché se fai una startup hai un’altissima possibilità di fallire. E’ implicito nella definizione di startup. Se fallisci in America hai una seconda chance. Se fallisci in Europa o in Italia sei sulla blacklist del sistema bancario per tutta la vita. Ecco, su questo credo che sia urgente intervenire sulla legislazione fallimentare”. Ma sono anche altri i temi emersi nel corso del convegno e che gli organizzatori di “In libertà”, che sta già pianificando di replicare a Milano a febbraio, vorrebbero sottoporre all’attenzione del centrodestra: dall’inverno demografico a nuovi interventi sulla cittadinanza. A ogni modo, dice ancora Occhiuto, “sono rimasto stupito dall’interesse che nemmeno io immaginavo si potesse sviluppare attorno a un’iniziativa che doveva essere solo un sasso nello stagno. Proprio questo interesse mi ha dimostrato che evidentemente c’è una grande domanda politica che si poggia sul pensiero liberale, sulla necessità di fare riforme e che non trova una corrispondente offerta politica”.


Quando lo si porta a ragionare sulla ripresa dell’eredità berlusconiana, il presidente della Calabria opera una riflessione su cosa sia diventato il pensiero liberale oggigiorno. “Secondo me si tratta anche di fare uno sforzo, diciamo, di natura intellettuale. Mentre parlo ho qui davanti a me un libro di Antonio Martino. Anche i classici del pensiero liberale oggi andrebbero riletti. Pensiamo solo all’idea dello stato minimo, dopo quello che è successo col Covid, con lo shock energetico dovuto alla guerra fra Russia e Ucraina, l’intervento dello stato è evidente sia necessario, anzi è indispensabile. Draghi nel suo rapporto all’Europa ricorda quanta necessità ci debba essere di intervento pubblico per favorire l’innovazione, il funzionamento del mercato. Il liberismo che dovremmo realizzare probabilmente non è più nemmeno quello dello stato minimo, ma è il liberismo di chi cambia il metodo delle riforme facendo l’interesse dei cittadini e assumendosi anche il rischio di impopolarità per cercare di costruire un sistema dove tutto sia più semplificato, soprattutto per le imprese. E che cerchi di cambiare l’Europa, sradicando questa ipertrofia normativa a cui l’Ue si è abituata. Ecco, ci sono spazi, ma devono essere spazi anche di novità rispetto al pensiero tradizionale. Io ho voluto svolgere quell’iniziativa a palazzo Grazioli, perché Berlusconi è stato un grande innovatore e un grande promotore del pensiero liberale in politica, ma è evidente che persino l’agenda Berlusconi, quella del 1994, va aggiornata ai tempi di oggi. Partecipando alla nostra iniziativa l’ad di Tim Labriola ci ricordava che ci sono voluti 70 anni per arrivare a 100 milioni di allacci telefonici, e poi ci sono volute due settimane per arrivare a 100 milioni di account su ChatGpt, per cui tutto cambia così velocemente che si ha la necessità di rimanere sempre aggiornati”.


Si dirà, la scelta di palazzo Grazioli potrebbe nascondere anche un significato ulteriore: che dietro l’iniziativa di Occhiuto ci sia la famiglia Berlusconi. Del resto, molte delle idee lanciate dal presidente della Calabria in questa intervista ricalcano quelle che Marina Berlusconi consegnò a questo giornale un annetto fa. “Però la mia iniziativa è assolutamente indipendente da Marina, che conosco e che apprezzo moltissimo, ma quando ho deciso di organizzare ‘In libertà’, gliel’ho solo raccontata, ma la responsabilità di questa iniziativa è esclusivamente mia. Molti l’hanno letta come un’iniziativa in qualche modo indotta dalla famiglia Berlusconi, non è così”. Per capire quanto l’agenda Occhiuto si avvicini a quella delineata da Marina, basta raccontare quali idee, in campo economico, ha in mente il vicesegretario di Forza Italia. Partiamo dal contrasto alle corporazioni, dai tassisti ai balneari, qualcosa di assolutamente non scontato anche all’interno del partito azzurro. Ci vuole più coraggio? “Sicuramente sì. Anche per questo ho detto che la mia iniziativa voleva essere una scossa. Io l’ho sperimentato quando ho fatto ricorso contro il decreto di Salvini in Corte costituzionale, ho visto quanti giovani hanno salutato con favore un’iniziativa del genere che liberalizzasse il mercato. Mi chiedo se non sia il momento di avere una classe dirigente un po’ più ambiziosa nei partiti del centrodestra e che abbia il coraggio di rinunciare a qualche voto, quello delle corporazioni, per recuperare molti più voti fra quanti invece patiscono appunto le incrostazioni che le corporazioni generano nel mercato”, dice Occhiuto. Questa maggioranza non è sembrata essere sempre allineata ai desiderata delle imprese. E anche su dossier come Transizione 4.0 e 5.0 il malcontento industriale è stato forte.

  
Forse, un partito che ambisce a dare una “scossa liberale” dovrebbe avere chiare quali sono le priorità per dare risposte a questo segmento. “Per l’esperienza che ho fatto io governando una regione complicata come la Calabria, tutto quello che riguarda la velocizzazione del sistema delle autorizzazioni e la semplificazione a volte ha un valore superiore all’incentivo economico”, argomenta Occhiuto. “Per un decisore degli investimenti di un’azienda potersi presentare davanti al board della propria impresa per dire che entro tre mesi quell’investimento che propone sarà certamente avviato è molto più importante persino dell’incentivo economico. Per questo serve una poderosa azione di semplificazione, di velocizzazione. Si era provato a farlo con la Zes, soprattutto al sud, stava dando qualche risultato. Mi auguro che questo aggiornamento della Zes, che è anche zona logistica speciale, non rappresenti un arretramento. Io credo che questo sia il tema principale per le imprese, quello di avere un sistema che semplifica loro la vita, che rende più semplice tutti i processi di autorizzazione. Poi un altro tema sono le barriere allo sviluppo per molte imprese in Italia, penso per esempio a tutte le questioni che riguardano il costo dell’energia. C’è bisogno da un lato di lavorare sulle reti e sugli accumulatori, perché altrimenti tutto l’investimento che stiamo facendo sulle rinnovabili a volte non produce risultati attesi perché se non accumuli l’energia e se non la metti in rete sia quando serve sia quando non serve, molta energia la sprechi. Invece la possibilità di poter accumulare energia, poterla dare alle imprese a un costo inferiore potrebbe rappresentare un motore di sviluppo. Anche sul nucleare poi bisogna avere il coraggio di andare avanti con grande determinazione. E poi cercare di avere un approccio non ideologico anche sul piano dell’energia, nel senso che mentre si investe sulle rinnovabili, siccome non abbiamo ancora il nucleare, non si può far finta che le fonti di energia fossile possano essere archiviate. Questo è un paese che ha la possibilità di realizzare almeno due rigassificatori che hanno le autorizzazioni già pronte e si deve avere il coraggio di farlo perché il costo dell’energia rappresenta un ostacolo importante alla competitività delle nostre imprese rispetto alle altre imprese europee”. 


Anche nei confronti del sistema bancario, dice Occhiuto, c’è bisogno di maggiore responsabilità da parte della politica (vedi i continui attacchi della Lega che considera gli istituti di credito come dei bersagli da punire). “Noi abbiamo avuto sempre pudore a ritenere le banche un’infrastruttura economica che serve a finanziare le imprese, le famiglie, senza le quali l’economia non funzionerebbe. Ma mettere in sofferenza le banche significa generare sofferenza nel sistema economico a aumentare i costi sui cittadini e sui consumatori. Anche questo è un tema che andrebbe approfondito con un approccio più responsabile e più competente, fuori dai luoghi comuni che possano far prendere qualche applauso in qualche manifestazione elettorale”.


Spostandoci a livello internazionale, i riferimenti di Occhiuto sono particolarmente in linea con la storia di Forza Italia e del Ppe. A partire dal rifiuto di accomunarsi alla destra trumpiana. “Intanto non mettere sullo stesso piano Trump e l’America, nel senso che gli Stati Uniti sono e rimarranno il pilastro principale dell’occidente insieme all’Europa. Trump non è il mio ideale politico, ma credo sia ineludibile il fatto che il suo approccio trattativista ha fatto ottenere all’occidente, almeno sui teatri di politica estera, risultati che sotto Biden non abbiamo visto. Poi Trump insegue soprattutto gli interessi politici interni, gli interessi degli americani. Ripeto, non è per toni, per modi il mio ideale politico e credo che anche la destra europea debba avere la capacità di strutturare una sua fisionomia che non può essere coincidente con quella di Trump”. 


Anche sul sostegno all’Ucraina, dopo i risultati dell’ultimo Consiglio europeo, la posizione del vicesegretario di Forza Italia è cristallina, nonostante le divisioni all’interno della maggioranza con un Salvini sempre più scettico nei confronti dell’Ue. “Per fortuna c’è una grande chiarezza di azione da parte di Giorgia Meloni su questo tema. Mi pare abbia chiarissimo come bisogna procedere. L’Europa ha davanti a sé una sfida che è decisiva. Se non riesci a trovare la forza per difendere l’Ucraina, l’Europa un istante dopo sarà molto più debole, più vulnerabile. Per quanto mi riguarda io ho salutato positivamente il fatto che non si sia intervenuto sugli asset russi perché comunque è meglio finanziare questa attività facendo debito che costituire un precedente che potrebbe indurre stranieri a non investire più in un continente che può nazionalizzare in qualche modo questi investimenti. Penso per esempio agli investimenti da parte dei paesi del Golfo che l’Europa e l’Italia potrebbero accogliere e potevano essere messi a rischio dal precedente russo”.


Passiamo allora, colloquiando col presidente Occhiuto, al capitolo diritti civili. Il forzista dice di muoversi convintamente in scia all’eredità di Silvio Berlusconi, perseguita anche da Pier Silvio e Marina che su questo hanno un approccio molto liberale, quasi “progressista” (la stessa Marina Berlusconi in un’intervista disse di pensarla più come la sinistra che come il centrodestra su questi temi). “Io credo che si debba lavorare a un centrodestra che venga percepito come più al passo con i tempi, più smart, più moderno. Significa anche non avere il timore di discutere di diritti civili, soprattutto perché ci sono tanti ragazzi di 20-21 anni che non vorrebbero votare a sinistra, ma che forse ora hanno nel loro immaginario una visione di un centrodestra troppo conservatore”, spiega Occhiuto. “Ragionare con meno pregiudizio sui diritti civili significa costruire un profilo che possa conquistare attraverso Forza Italia voti di giovani e anche di gente che non ha mai votato per il centrodestra. Anche questo credo sia un obiettivo importante che può essere fatto nel segno di Silvio Berlusconi, perché Berlusconi sui temi dei diritti civili, anche quando io ero parlamentare, ci lasciava sempre libertà di coscienza. E credo sia stato sempre un dirigente politico molto all’avanguardia su questi temi”. 


Due domande secche: è a favore dei matrimoni gay e di una legge sul fine vita? “Intanto secondo me c’è un tema legato all’approccio. Da noi c’è l’idea che la legislazione debba essere così invadente da normare tutto, anche quello che riguarda la coscienza e il confine fra la vita e la morte. Questo è un tema su cui bisognerebbe riflettere, Rispetto alle coppie omosessuali, io non ho alcun pregiudizio. E sul fine vita dico che è più una questione di coscienza individuale, sui cui però credo sia legittimo aprire un dibattito. Anche in questo caso non ho alcuna preclusione, sempre tenendo a mente le diverse implicazioni di natura etica che vanno considerate”. 


Altro capitolo a parte, invece è quello sulla cittadinanza, particolarmente indigesto alla Lega di Matteo Salvini che ogni volta in cui se n’è discusso ha fatto di tutto per ricordare quanto non fosse materia di “programma elettorale”. Occhiuto, che sta pensando addirittura di stipulare degli accordi con la Tunisia per creare degli avamposti per la gestione delle pratiche di richiesta d’ingresso in Italia, vuole partire dall’esempio del nuovo sindaco di New York, Zohran Mamdani. “Io che parlo della necessità di consolidare un pensiero liberale nel centrodestra, figurati quanto distante culturalmente posso essere dal sindaco di New York. Però dovrebbe far riflettere il fatto che nella città delle Due Torri venga eletto un sindaco musulmano di padre ugandese e di madre indiana che non solo si sente americano ma è americano al punto di diventare sindaco della principale città degli Stati Uniti. Negli ultimi due secoli gli Usa hanno sperimentato un modello di inclusione che ha fatto grande l’America. L’hanno inventato loro? No, l’ha inventato l’impero romano. Il 70-80 per cento degli imperatori romani non era di Roma. Quel modello di inclusione l’abbiamo inventato noi, soltanto che l’abbiamo studiato a scuola e poi l’abbiamo dimenticato. Allora, anche rispetto a questo, io vorrei che ci fosse un centrodestra che dicesse tolleranza zero verso i mercanti di morte che sono gli scafisti. Tolleranza zero verso quelli che vengono a delinquere in Italia. Però perché non pensare a un’immigrazione scelta? A un modello di inclusione che da un lato dia possibilità alle nostre imprese di trovare la mano d’opera che alla nostra impresa manca e dall’altro ripopoli molte delle nostre zone oramai spopolate. Secondo alcune ricerche nel 2100 gli italiani saranno 35 milioni. Ecco io credo che su questo serva un esercizio culturale importante per la coalizione, senza tabù e senza approcci ideologici”.

  
Quando oramai il tempo per la nostra chiacchierata con Occhiuto è agli sgoccioli (“abbiamo già superato i quaranta minuti, vabbè le concedo qualche minuto bonus” scherza il presidente calabrese) chiediamo se queste idee meritino di essere rappresentate nel prossimo congresso di Forza Italia, nel 2027, con una mozione che si confronti con quella di Antonio Tajani, che ha già annunciato la sua ricandidatura. “Il mio è un modo per dare un innesco affinché ci siano più contributi di questo genere, anche all’interno e all’esterno di Forza Italia, da tutto il centrodestra, per costruire davvero un manifesto liberale. Quello di cui abbiamo parlato sono alcuni lineamenti, alcuni pensieri, però vorrei che si stimolasse questo dibattito, per questo ho detto che forse una scossa è necessaria. Non ho alcuna intenzione di rinchiudere questo sforzo nel recinto, nel cortile, delle polemiche interne al mio partito. La mia ambizione è quella di stimolare una discussione nel centrodestra che lo renda ancora più forte e porti a votare tanti che non votano più perché non riconoscono un’offerta politica liberale, riformista che invece secondo me attrarrebbe molto, Lo ripeto, dall’altra parte prima c’erano  Prodi, Renzi,  Gentiloni, c’era un Pd capace di intercettare il voto riformista. Adesso ci sono Elly Schlein e Francesca Albanese. Se non ora, quando?”.

  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.