(foto Ansa)

Harakiri Lega

Meloni e i sabotatori. Salvini fa perdere i soldi agli industriali, premier infuriata. Riunione a Chigi

Carmelo Caruso

La Lega partorisce il problema sulle pensioni e dice: abbiamo risolto il problema. La premier infastidita chiama gli alleati per un vertice di maggioranza. Al nord gli industriali in rivolta contro il Carroccio

La procura di Palermo dovrebbe indagare Salvini per disturbo alla quiete natalizia. Siamo al suo solito barbatrucco e il dramma è che Giorgetti non gli può dire vaffa e che Meloni si deve occupare di Ucraina. Per accontentare gli Afrika Corps di Salvini (Borghi, Gusmeroli, Siri) la legge di Bilancio sprofonda. Le imprese perdono tre miliardi e mezzo. La Lega partorisce il problema sulle pensioni e dice: abbiamo risolto il problema. Inizia così: la Lega Corps prepara un emendamento di governo che Giorgetti, sciagurato, come la monaca, si intesta. Il governo lo presenta, Claudio Borghi in Commissione lo boccia e fa il post: abbiamo vinto! Ma vinto, cosa? Meloni sta facendo sapere: “Faremo i conti dopo”. Convoca una riunione d’urgenza a Chigi. Se questo è un alleato.

 

La Cassazione ha assolto Salvini ma dopo la manovra rischia la condanna al ridicolo. Tre miliardi e mezzo, il famoso tesoro trovato dal Mef per le imprese, le industrie, la Zes, saltano. Salta tutto l’emendamento e salta solo per la rappresaglia, per il capriccio dei Corps di Salvini. A Chigi fanno sapere che per aiutare le industrie servirà un ulteriore decreto e che si dovrebbe varare prima della fine dell’anno. Ma siamo sicuri che si possa fare? Siamo certi che Mattarella lo lasci fare in piena sessione di bilancio? Giorgetti è convinto che le “misure si possono mettere in salvo, che si può salvare tutto”. Dice Antonio Misiani, il responsabile economico del Pd, che “siamo di fronte a una guerra civile all’interno della Lega. La guerra la pagano i lavoratori, le industrie e il bello, per Salvini, è che la legge Fornero è viva e vegeta e più forte di prima”. Torniamo indietro. Per assecondare gli Afrika Corps di Salvini che sulle pensioni ne hanno fatto una guerra santa, al Mef di Federico Freni e Giorgetti (entrambi leghisti, ricordiamolo non si capisce di che rito) si inventano un domino. Per recuperare i soldi necessari e trasferirli all’Inps si escogita la genialata del riscatto laurea e si allungano le finestre di uscita.

 

Ovviamente i “Nobel per l’Economia” (è una magnifica definizione di FdI, così come “Afrika Corps”, così come quest’altra: “Noi FdI ci siamo rotti di fare i badanti di Salvini”) si accorgono che gli italiani anziché dirgli bravi stanno per inseguirli con le scope. I tecnici del Mef di Giorgetti, chiamati in causa, hanno fatto solo quanto gli hanno chiesto: indicano la strada e sempre con il solo scopo di placare Salvini. Queste grandi misure salviniane sulle pensioni servono solo per ottenere l’uscita co un mese d’anticipo. Un mese. Meloni è fuori dalla grazia di Dio e non solo per quella che definiscono “pagliacciata Lega” ma per l’occasione donata alle opposizioni (Luigi Marattin, seguitelo, si sta scatenando, sta facendo opposizione alla Ugo La Malfa). A far infuriare FdI c’è l’attività sfrenata di Borghi, il dadà di Salvini, che si appropria dell’emendamento sull’oro di Bankitalia. Lo ha presentato Malan, capogruppo di FdI, e gli va riconosciuto che si è preso quintalate di articoli contro. Bene, che fa il dadà Borghi? Va in giro, televisioni, social, radio, a dire che “grazie alla Lega, l’oro di Bankitalia è degli italiani”. Siamo al paradosso che FdI per una volta difende i burocrati della Ragioneria, il cigno di Stato, Daria Perrotta, “perché ha fatto tutto la Lega e sentire minacciare Borghi, il 19 dicembre, che non vota altrimenti il governo cade fa perdere la pazienza ai santi”. Se foste Meloni che fareste? Torna da Bruxelles e mentre si scrive convoca una riunione di urgenza con Tajani e Salvini. Voi che fareste dopo aver dato la guida del Veneto, alla Lega, dopo aver sentito, alla vigilia del Consiglio europeo, dal vostro alleato che “Putin e Zelensky pari sono”? Chi è vicino a Meloni parla di “slealtà”, tanto più in piena manovra, con le critiche da Otto e Mezzo, di Lilli Gruber e del suo programma da grande terrazza. L’altra sera, alla domanda di Lilli con il tuppo (“Meloni come se la cava in economia?”) l’ospite rispondeva: “Lei non sa niente. Le mancano anche i fondamentali che si insegnano alle elementari. Non sapere cosa è la pressione fiscale vuol dire non aver imparato le frazioni”. Continuare a usare queste frasi vuole dire non aver imparato che è proprio grazie a queste “lezioni” che Meloni cresce, che la sinistra risulta sempre più antipatica. Queste sontuose ripetizioni di economia, da Otto e mezzo, date a Meloni, sono contenute nell’ultima nota di FdI, dal titolo “Smontiamo tutte le falsità della sinistra sulla pressione fiscale”. E’ la nota dove si replica (è propaganda o diritto di replica di FdI?) che “l’atteggiamento di voler fare i professori, insultando e cercando di confondere l’opinione pubblica dimostra un livello di ignoranza che non rende giustizia al dibattito pubblico”. Fin qui è il gioco della democrazia ed è salutare che un governo si difenda, e lo fa con ardimento, dalle critiche sulla pressione fiscale dell’opposizione (risposta di FdI: “Nel 2026 il taglio strutturale delle tasse varrà circa 25 miliardi l’anno”). L’unico spreco di energia di Meloni è difendersi da Salvini. Cosa ha ottenuto, Salvini? Giorgetti torna di nuovo a minacciare che finita la manovra va a coltivare i suoi ortaggi, il successo di Meloni in Europa è stato oscurato da questa sceneggiata. Continuiamo. In pensione si andrà con tre mesi di più (nel 2027 un mese e nel 2028 due mesi), gli industriali del nord al momento hanno perso le risorse. Fare peggio di Salvini era impossibile. La Befana porta almeno il carbone.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio