(foto Ansa)

il piano

Le mire di Salvini. “Potrei tornare al Viminale”. E “snobba” Piantedosi su Askatasuna

Luca Roberto

Dopo l'assoluzione definitiva su Open Arms il vicepremier sogna di tornare ministro dell'Interno.. Rixi si scalda al Mit. Ma tutto è rimandato al 2027

Non c’era giorno migliore di ieri, per Matteo Piantedosi, per sgomberare il centro sociale Askatasuna di Torino. Per una banale questione di tempismo: è un risultato che può sbandierare da ministro dell’Interno nel momento in cui qualcuno è tornato a chiedere insistentemente il suo posto. Questo qualcuno, nemmeno a dirlo, è Matteo Salvini. Il quale, solitamente facondo quando si parla di questioni di ordine pubblico, ieri sulla vicenda torinese è stato particolarmente criptico. Ha semplicemente postato una foto sui social con la didascalia “Fuori!”. Evitando di dare credito all’operazione del titolare del Viminale. E dire che da quando l’assoluzione per la vicenda Open Arms è diventata definitiva da parte della Cassazione, quello che era un desiderio nemmeno troppo nascosto ma certo tenuto a bada ha ripreso a tracimare. E ieri è stato lo stesso vicepremier e ministro delle Infrastrutture a cogliere l’occasione per dirlo pubblicamente: “Noi oggi abbiamo 236 miliardi di cantieri aperti in tutta Italia tra strade, autostrade, ferrovie, porti e aeroporti. Io sono un testone e voglio finire bene il lavoro che ho cominciato. Ma se gli italiani ci sceglieranno ancora nel 2027, sicuramente occuparmi di ordine pubblico, lotta alla mafia, è qualcosa che ho fatto con discreti risultati da ministro dell’Interno e potrei tornare assolutamente a farlo”, ha rivendicato in mattinata Salvini. Ventilando un’ipotesi che secondo diversi leghisti sarebbe la naturale evoluzione per un ministro che ha scelto di farsi da parte, rinunciando nel 2022 a una delega controversa (in ragione del procedimento giudiziario allora in pieno corso di svolgimento). E che però adesso dovrebbe essere in qualche modo ricompensato. E’ la linea che molti all’interno del Carroccio sposano ma soprattutto quelli più interessati alle questioni sicurezza, dal segretario Lega Giovani Luca Toccalini fino al deputato Igor Iezzi, che ha sempre rivendicato, sul tema immigrazione, di voler lavorare a testi che si “ispirassero alla filosofia dei decreti sicurezza”.

A ogni modo, anche qualora Salvini avesse voluto provare a forzare il cambio di ministero in questa stessa legislatura, avrebbe trovato di fronte a sé la ferma contrarietà della premier Giorgia Meloni. Convinta che se ne possa parlare soltanto in uno scenario futuro, sicuramente non prima del 2027. Ché è nota l’opposizione della presidente del Consiglio a qualsiasi ipotesi di rimpasto.

E allora già proiettandosi al 2027 non sono sfuggite alcune considerazioni che, sempre ieri, Salvini ha esternato da Bologna, dove ha partecipato all’inaugurazione della galleria Casalecchio. Parlando di elezioni nel capoluogo bolognese, che si terranno tra 18 mesi, il segretario del Carroccio ha detto che “l’importante è che il centrodestra scelga bene e in fretta”. E alla domanda se Piantedosi, che a Bologna è stato prefetto, sarebbe il candidato ideale della coalizione, ha glissato parlando di decisioni che saranno prese a Bologna, “non imposte da Roma o da Milano”. Anche se, ha aggiunto il vicepremier, “di Matteo Piantedosi penso tutto il bene possibile perché è un grande uomo di stato e di governo”. Una eventuale candidatura di Piantedosi lascerebbe libero il Viminale (anche se oggi dalle parti del Viminale considerano “fantasiosa” la possibilità di correre a Bologna). Da qui le considerazioni salviniane.

Alla base dell’opzione ministero dell’Interno da parte di Salvini (che tornerà ad agitare la richiesta da qui in avanti con la stessa nonchalance con cui chiede al governo garanzie sul non allungamento dell’età pensionabile), c’è anche la consapevolezza che un ministero “tecnico” come il Mit non gli starebbe dando la ribalta che ha l’altro vicepremier, Antonio Tajani, che si occupa di politica estera, ha rapporti con le cancellerie europee. Per questo al ministero dei Trasporti il vice di Salvini, Edoardo Rixi, è convinto, grazie anche a una conoscenza approfondita dei dossier delle principali opere, alcune delle quali già in fase di cantiere, di giocarsi le sue carte per raccoglierne l’eredità. Che poi Salvini passi come il ministro che ha visto mettere giù la prima pietra del Ponte sullo Stretto, l’obiettivo che si è dato dall’inizio del suo mandato a Porta Pia, questo è tutto ancora da vedere.

Di più su questi argomenti:
  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.