Graziano Delrio (foto Ansa)

Dopo l'assemblea dem

Parla Delrio. L'associazione "Comunità democratica", l'ascolto nel paese e i punti fermi dell'ex ministro

Marianna Rizzini

Il nodo della linea del centrosinistra in politica estera, con divaricazioni interne, e la legge sull'antisemitismo presentata da Delrio (con critiche di Francesco Boccia)

Un sito e un blog: ieri l’associazione “Comunità democratica”, fondata dal senatore dem Graziano Delrio, ha presentato la sua interfaccia telematica, nel giorno delle comunicazioni della premier Giorgia Meloni e all’indomani dell’assemblea pd in cui la minoranza riformista, di cui Del Rio fa parte, si è astenuta sulla relazione della segretaria Elly Schlein. Del Rio è anche l’ex ministro che ha depositato una proposta di legge sull’antisemitismo che non è piaciuta, per così dire, al capogruppo dem al Senato Francesco Boccia. Intanto, da dove nasce l’associazione? “E’ uno spazio di libertà, confronto e dialogo”, dice Delrio, “un luogo di resistenza rispetto alla crisi fortissima della democrazia, della partecipazione e del civismo, dove politici, professori, responsabili dell’associazionismo e del volontariato si mettono insieme per produrre cultura, l’unico mezzo per far dare forza e dignità alla politica e fondamenta forti a questioni non negoziabili”. Per esempio? “La democrazia in Occidente è in crisi anche perché chi l’ha sempre promossa e difesa la sta smantellando. C’è una nuova forma di governo libertario-capitalista, basato sulla legge del più forte, che attacca la democrazia occidentale per come l’abbiamo sempre conosciuta. Di fronte a questo pensiero, condiviso anche dalle autocrazie, il pensiero alternativo è quello di chi continua a credere nell’equilibrio dei poteri e nel fatto che la democrazia è più forte quanto più i cittadini non rinunciano a prendere parola”. A volte quello che fa prendere la parola è però la diffidenza verso i partiti. “Penso sia più semplice. E’ bello”, dice Del Rio, “che politici, ex politici e società civile riflettano insieme. Un libero scambio di idee messo a disposizione di partiti che non hanno tutte le soluzioni”. E’ un percorso parallelo a quello nel partito? “Io sono sempre stato un riformista, di cultura e di approccio, ma l’associazione è una casa per sensibilità anche esterne al Pd. Partiamo da un’ispirazione cristiana che ha portato il nostro paese a fare la scelta della Comunità europea, ma vogliamo anche difendere con forza la laicità della politica, in un momento in cui, sullo scacchiere internazionale, la religione viene posta al servizio di logiche di potere imperiale. Siamo insomma cristianamente ispirati, ma laicamente attivi”. Tra i dem ci sono alcune grandi divergenze, e la minoranza riformista lo sa bene. “Che ci sia una minoranza del partito è, intanto, una buona notizia”, dice Del Rio: “Insaporisce la vita democratica di un partito, sennò tutto diventa claque intorno al capo. La democrazia è anche fatica di ascoltare e capire le ragioni degli altri. Ma essere minoranza non vuol dire non essere unitari. Come in famiglia”. (Del Rio può ben dirlo, essendo padre di nove figli). Come intendete procedere? “Siamo in politica per servire il popolo, non per dire sempre di sì. Ma non siamo minoranza per logorare la segretaria. L’intento è contribuire a far crescere il dibattito. E mi fa piacere che Schlein all’assemblea abbia apprezzato. Partiamo all’ascolto del paese e costruiamo il sogno di un’Italia più giusta e sicura. Ma attenzione: nei prossimi mesi credo debba prevalere la proposta di governo rispetto alle giuste critiche al governo attuale. Bisogna dire agli italiani che cosa vogliamo fare, come e perché”. E la divaricazione di linea interna in politica estera? “Per evitare derive massimaliste”, dice Del Rio, “bisogna imparare da Gramsci. Che diceva: il mondo è terribile, grande e complicato. Bisogna confrontarsi sugli argomenti, restando nel merito e costruendo soluzioni”. Quali argomenti? “Io penso sia obiettivo irrinunciabile, per esempio, quello di promuovere un’Europa più forte, Europa federale con politica estera e difesa comune. E ci vuole un’Unione, un cerchio più largo, in cui stia il maggior numero di paesi, Ucraina inclusa. L’esperimento democratico europeo ha determinato sviluppo e benessere negli ultimi settant’anni, anche in paesi che prima erano sotto la Cortina di Ferro”. Vallo a dire ad alcuni alleati. “Lo dico avendo scritto con Giuseppe Conte e con i capigruppi del M5s il programma del Conte II. Al momento giusto si dovrà decidere insieme, ma su questo punto si gioca il futuro del paese”. E la legge sull’antisemitismo?  “Credo sia necessario, anche a sinistra, avere una posizione non reticente sul tema. Per questo ho fatto una proposta seria, scritta con l’aiuto di esperti, e l’ho messa a disposizione del Parlamento. La discussione va riportata in quell’ambito, ribadendo la ferma e ineludibile necessità di fare presto una legge. Lo chiedono i fatti e un clima che, dall’Europa agli Usa all’Australia, minaccia tantissime persone”.

 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.