L'intervista
“Sull'Ucraina mi trovo nelle parole di Fontana, non in quelle di Salvini”. Parla Procaccini (FdI)
L'eurodeputato e presidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo non ha dubbi: "Salvini fa una narrazione per contedersi un certo elettorato con i 5 stelle, ma alla prova dei fatti voterà la nuova autorizzazione per l'invio di armi a Kyiv. Il sostegno all'Ucraina è nell'accordo di governo". E sulle trattative: "L'ostacolo è Putin e il suo regime"
“Tra quello che dice Salvini e quello che dice il presidente della Camera Lorenzo Fontana mi ritrovo nelle parole di quest’ultimo. La Russia non potrà essere sconfitta, ma di certo, come dice Fontana, comunque vada a finire, si ritroverà più debole e più circondata anche in termini di forze Nato (se consideriamo l’adesione di Finlandia e Svezia), rispetto a quando è iniziata la guerra. A questo si aggiunge la dipendenza ormai sempre più significativa nei confronti della Cina che dovrebbe preoccupare molto Mosca”. Nicola Procaccini, eurodeputato di FdI e copresidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo, non cela un certo imbarazzo. Due giorni fa, su Retequattro, il segretario e vicepremier Matteo Salvini ha sostenuto: “Se Hitler e Napoleone non sono riusciti a mettere in ginocchio Mosca con le loro campagne in Russia, è improbabile che Kallas, Macron, Starmer e Merz abbiano successo”. Miele per Mosca, al punto che ieri la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova diceva: “Le sue parole sulla Russia sono indiscutibili”. Ad aggiustare il tiro, nel corso della mattinata, ci ha pensato un altro leghista, il presidente di Montecitorio Lorenzo Fontana (che del Carroccio è stato a lungo responsabile Esteri). “La guerra è stata un fallimento totale per la Russia, che non è più una grande potenza”, ha detto. Procaccini è convinto che, in fondo, la linea della Lega sia più questa che quella del segretario: “La Lega si contende una parte di società italiana, di elettorato, con il Movimento 5 Stelle. E’ quella parte di cittadinanza che non ne vuole sapere di dover sacrificare qualcosa per aiutare il popolo ucraino, ma penso sia soltanto dialettica politica, non credo si tradurrà in fatti contro il sostegno convinto del governo a Kyiv. Il Carroccio resterà fedele al patto di governo”. Il riferimento è al nuovo decreto di autorizzazione per la fornitura di materiale bellico italiano all’Ucraina anche nel 2026. Crosetto e Tajani hanno dichiarato che sarà approvato dal Consiglio dei ministri entro fine anno. “Sono convinto che la Lega lo voterà come ha sempre fatto fino a oggi”, dice Procaccini, che poi aggiunge: “D’altronde il sostegno a Kyiv è nel programma elettorale con cui la coalizione ha vinto le elezioni”.
Ma queste dichiarazioni non rischiano di aiutare la propaganda del Cremlino? Le parole di Salvini citate da Zakharova non sono un segnale in questo senso? “Zakharova e Medvedev – risponde l’eurodeputato di FdI – sono personaggi che ci hanno abituato a queste cose: cercano di costruire la narrazione più favorevole a Mosca, utilizzando ogni parola per costruire un racconto che sia funzionale a chi gli paga lo stipendio. Su questo non c’è alcun dubbio. Salvini dice una verità: non siamo in guerra con la Russia. D’altra parte però, purtroppo, dalla Russia siamo costretti a difenderci. E’ un fatto: a partire dagli attacchi cyber alle nostre infrastrutture fisiche e digitali. Ma soprattutto Mosca sta mettendo in discussione l’ordine internazionale e la pace di cui godiamo in Europa da alcuni decenni”.
Più in generale Procaccini guarda con favore gli ultimi sviluppi della trattativa per la pace e le dichiarazioni comuni dei leader europei da Berlino. “Si stanno facendo degli oggettivi passi in avanti, soprattutto sulle cosiddette garanzie di sicurezza, ovvero la garanzia che l’Ucraina venga protetta da eventuali, future e ulteriori aggressioni russe. Si sta andando nella direzione di quanto suggerito fin dall’inizio da Giorgia Meloni, con l’impegno americano e una sorta di articolo 5 della Nato, perché gli Stati Uniti, a differenza di quanto detto da qualcuno, continuano a giocare in squadra con l’Europa”. C’è poi il nodo dei territori. “Anche su questo – dice Procaccini – ci sono dei passi avanti, anche se la cosa è più complessa. Si ragiona di una eventuale zona cuscinetto nel Donbas. Si sta cercando di impedire una cessione definitiva dei territori alla Russia, ma anche di impedire una rivendicazione con la forza da parte ucraina dei territori occupati. Si sta lavorando a un buon compromesso, ma è oggettivamente la parte più difficile”. Procaccini però vede già dove sono i rischi: “Il problema – dice – resta la disponibilità della Russia. Putin è in difficoltà, subisce la pressione che gli arriva dagli apparati militari che spingono per la prosecuzione della guerra, anche perché tutta l’economia russa è stata ormai convertita in un’economia di guerra. Un’eventuale fine del conflitto molto probabilmente genererebbe una reazione a lui contraria. Questo – prosegue – è un rischio anche per Zelensky. L’idea di un referendum serve proprio a garantire che sia il popolo ucraino ad avere l’ultima parola, validando la sua decisione. E’ la dimostrazione che la democrazia è la vera arma per la pace. Purtroppo la Russia è un regime e lo stesso lì non potrebbe avvenire”, conclude Procaccini.