Corre, ride, vola

Arrivano leader, politici e attori. Ma il vero protagonista di Atreju è Donzelli, la "trottola"

Nicolò Zambelli

Patrono di Castel San'Angelo per dieci giorni, il responsabile dell'organizzazione, l'uomo macchina di Fratelli d'Italia, è il più amato dal pubblico. Seguono Bignami e Crosetto. Abbracci, selfie, autografi, scioperi e cazziatoni: "Non si butta l'alluminio nella carta!". Il merito di aver creato il Sanremo della politica italiana

Non accostiamolo più a Minnie. Da oggi Giovanni Donzelli sarà chiamato "trottola". Atreju è finito. Dopo dieci giorni si è chiusa la kermesse di Fratelli d'Italia nei giardini di Castel Sant'Angelo a Roma. Arriva il Natale e per il responsabile dell'organizzazione del partito saranno lunghe e attesissime ferie. Gli chiediamo di definire l'edizione di quest'anno in una parola. Non ce la fa: "È andata benissimo ma possiamo sempre migliorare", dice al Foglio, mentre si trova sul palco della sala principale, a gattoni, tra i vischi decorativi, mentre fa decine, decine, decine di selfie con militanti e fan. Perché sì, passano ospiti, politici, leader. Ma la vera star della festa del partito è lui. Trottola.
 

Sorriso ammiccante, occhi spalancati. Ogni anno Atreju è un tour di force. È la sua festa, la sua creatura. Traspare orgoglio, è giusto. "Tutto è sotto il controllo di Giovanni", dice Galeazzo Bignami, suo amico e collega di partito. Anche lui, nel suo primo anno da capogruppo, degno avversario nella competizione dei selfie e delle strette di mano. "Si rompe un microfono? Chiamate Giovanni". Tutto passa per lui. "Sentiamo Giovanni", "Non lo so, chiedi a Giovanni". Santo patrono. "So solo che quando gli scrivo alle tre del mattino lui mi risponde sempre", dice ancora Bignami. È una macchina. Una trottola. Gira, salta, corre. Vola. E trova sempre una parola per tutti.
 

Chi ha il dovere di seguire la festa se lo vede passare a trenta chilometri all'ora, scheggiante, dalle quattro alle otto volte al giorno. "Non so quanto dormo, so che dormo pochissimo", ci dice Donzelli
 

C'è bisogno di un'informazione? Hai tre secondi di tempo per urlargliela. Il tempo di posare per una foto. Si sarà sicuramente allenato per mostrare la sua "faccia da selfie", non si spiega altrimenti come riesca a uscire sempre uguale in ogni scatto. Sorridente, gentile. La scaletta è serrata.
 

Le uniche pause le fa quando si siede per ascoltare gli interventi. Ma nella sua testa è già al panel successivo. Finisce di parlare un ospite, ed eccolo correre, va ad accoglierne un altro. "Ho fatto la scorta a Renzi, cosa posso chiedere di più?". Nel corso dei giorni ha il colonnello meloniano ha accompagnato tutti, o quasi, a vedere il villaggio di Natale. E ieri ha difeso la scelta di Giuseppe Conte di non voler rilasciare dichiarazioni dopo l'intervista a Cerno: i due dovevano andare a braccetto a visitare la pista di pattinaggio. Come abbiamo scritto, romanticismo.
 

Perché di nuovo, Atreju è una sua creatura. Sua e dei volontari, chiaramente. Che coordina con simpatia. Talmente tanta da accettare di essere contestato dai giovani di Gioventù nazionale, che venerdì, canzonando quello vero di Landini, hanno organizzato uno sciopero contro il loro capo sfruttatore e tiranno: "Pensavo ci fosse un problema vero a un certo punto". Sta al gioco e scherza, Donzellli. Con loro e con tutti. Soprattutto con gli ospiti. Mercoledì, mentre aspettava l'arrivo del trio Rai Conti-Venier-Liorini un passante lo ha beccato a buttare dell'alluminio nel bidone del cartone. Cazziatone: "Non va lì quello". Donzelli si concedeva un panino tra una corsa e l'altra: "Hai ragione, ora differenzio o Bonelli non viene più". Ride e corre via. Trottola.
 

Ci hanno detto che si è pure concesso una partita a biliardino, seppur breve. Giusto qualche lancio. Ha fatto i complimenti a Delmastro: "È imbattibile, con lui non gioco", ha detto ad alcuni militanti. "Serve pulire la sala, volete venire?". Recruiting seduta stante.
 

Il sottosegretario dalla Giustizia però è rimasto a giocare, perché per lui una festa è una festa (Gli altri l'hanno seguito).  Anche quando si parla di Ucraina. E infatti mentre facevamo una domanda a Donzelli sul tema dei territori di Kyiv, Delmastro era di fianco a lui a fare le boccacce e a sfottere: "Giovanni, sembravi al Grande Fratello, una recita di una preghierina", 
 

La kermesse si è chiusa oggi e nei prossimi giorni il partito smonterà tutto il villaggio di Natale e la pista di pattinaggio. Giorgia Meloni ha chiuso con un discorso fiume, mentre ha ascoltato, affianco al suo colonnello trottola, i discorsi di Tajani e Salvini. Per Donzelli è stato il rush finale, che si è chiuso nel primo pomeriggio. Da oggi si festeggia.
 

Sul palco ha portato Conte, Renzi  e pure il presidente palestinese Abu MazenCon Schlein, siamo sicuri, ci riproverà l'anno prossimo.  Ma la star resta lui, o almeno il numero uno per quantità di selfie scattati (il secondo è Crosetto, il terzo Bignami, notiamo). A Donzelli va il merito dell'organizzazione, un merito che prescinde dal suo ruolo nel partito. Ma che riguarda anche l'aver reso  una festa di parte – un po' e senza pretese – il Sanremo della politica.
 

Da domani lo ritroveremo sotto i palazzi del potere, a fare la spola tra via della Scrofa e il Parlamento, pronti a sentirlo di nuovo parlare tanto, e bene, come (quasi) sempre. Mentre aspettiamo l'edizione 2026. Nota a margine di chi scrive: mettere più bagni.

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