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La Situa
Cgil in piazza da sola: la prova di forza che rivela un isolamento crescente
Lo sciopero generale voluto dal sindacato guidato da Landini, privo dell’appoggio di Cisl e Uil, ha mostrato più contraddizioni che consenso: dai nodi irrisolti sui salari alla difficoltà di proporre una strategia di crescita credibile per il paese
Doveva essere una prova di forza, e in parte lo è stata, ma alla luce dei fatti lo sciopero convocato venerdì dalla Cgil ha avuto l'effetto opposto rispetto a quello auspicato: ha mostrato l'isolamento di un sindacato e messo in luce le molte contraddizioni che vi sono oggi quando si cerca di protestare contro il governo giocando più sulla demagogia che sulla forza dei fatti. La Cgil, come sapete, è andata in piazza senza la Cisl, senza la Uil, e ha organizzato, come succede ormai praticamente ogni anno, uno sciopero generale per protestare contro una manovra che secondo l'ufficio parlamentare di bilancio dà, nel triennio, 55 miliardi a lavoratori e famiglie e toglie 13 miliardi a imprese e autonomi. Le ragioni per far sentire la propria voce, sui temi economici, ci sarebbero, ma su entrambi i temi cruciali per il futuro dell'Italia la Cgil fatica a trovare le parole giuste per dettare l'agenda. Sui salari, la Cgil è in imbarazzo. Per migliorare i salari occorrerebbe scommettere più sulla contrattazione decentrata e meno su quella centralizzata mettendo al centro una parolina magica, produttività, ma la Cgil sa che spostare la protesta sui salari sul piano della contrattazione decentrata toglierebbe potere al sindacato nazionale. Allo stesso tempo, la Cgil avrebbe buone ragioni per essere preoccupata per l'economia: la produzione industriale va male, la crescita è vicina allo zero. Ma per crescere di più l'Italia dovrebbe seguire una linea opposta a quella suggerita dalla Cgil: puntare sulla produttività, investire sulla flessibilità, scommettere sulla globalizzazione. Gli scioperi generali sono sempre una prova di forza dei sindacati. Ma un sindacato isolato è un sindacato che rischia di parlare sempre più ai propri iscritti e sempre meno al resto dei lavoratori. E un sindacato che si dimentica di mettere la crescita al centro della propria agenda è un sindacato che rischia di perdere molte occasioni per dettare una buona agenda al resto del paese.