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L'occasione persa da Meloni sulle nuove nomine all'Arera

Dall'Autorità che regola energia, acqua e rifiuti passano aspetti strategici e interessi enormi. I nomi per ora sono stati scelti in base alla fedeltà piuttosto che alla competenza. La strada per interpretare non i desideri delle forze politiche ma le necessità di una nazione sembra ancora lunga

Un’altra occasione persa. La nomina di nuovi componenti dell’Arera, l’Autorità che regola energia, acqua e rifiuti, non può essere definita diversamente. Un’occasione persa in primo luogo per la presidente del Consiglio che anziché scegliere l’eccellenza preferisce profili bassi e dà il via libera alla nomina di persone complessivamente prive, con qualche isolata eccezione, delle competenze e dell’esperienza necessarie per affrontare quelli che sono temi decisivi nella vita economica dell’Italia. Intendiamoci, tocca al Parlamento dare il via libera, per altro scontato visto che i cinque componenti coprono praticamente l’intero arco delle maggiori forze politiche, e quindi non c’è da scandalizzarsi per il carattere lottizzato delle nomine. Ma c’è lottizzazione e lottizzazione. Nulla impedisce di scegliere, fra la fedeltà e la competenza, la seconda. Ma per fare questo occorre essere convinti che soprattutto in certe materia la competenza sia una dote assolutamente indispensabile. Anche per capire meglio e avere buoni consigli in materie nelle quali fino a ora non è che il Governo abbia brillato granché. Anche per dire qualche no, quando lo strapotere di alcune aziende tende a condizionare il Governo a scapito degli utenti e dei consumatori. Ma quando scatta il gioco per il quale questo tocca a me, questo tocca a te e questo all’altro diventa difficile porre una soglia al di sotto della quale non si dovrebbe andare. Magari le persone indicate impareranno a faranno un buon lavoro. Ma certo non partono con il vento in poppa e lo sconcerto fra chi opera In questi settori è forte. Il tempo non è infinito e tutte le aree economiche di cui si occupa l’Autorità hanno una carattere strategico fondamentale per il paese. Sono in gioco interessi enormi e vista la preoccupazione manifestata dalla Premier sui costi dell’energia ci si attendeva qualche cosa di più forte e autorevole. Per questo, per Giorgia Meloni è un’occasione persa. Aveva esordito con nomine di tutto rispetto, che avevano fatto ben sperare: nelle partecipate dallo stato ma sembra essersi persa nei meandri degli accordi fra partiti. La strada per interpretare non i desideri delle forze politiche ma le necessità di una nazione sembra ancora lunga.

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