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La tentazione segreta sulla legge elettorale
Dietro lo scontro tra centrodestra e centrosinistra sulla riforma del voto, avanza un desiderio inconfessabile: non cambiare nulla per indebolire Meloni e Schlein, lasciando ai partiti minori il potere di decidere gli equilibri dopo le urne
C’è un tratto imprevisto che riguarda un tema che più politicista non si può e che ha a che fare con uno dei dossier che da giorni catalizza l’attenzione della classe dirigente. Parliamo naturalmente della legge elettorale, della legge che il centrodestra vuole ricostruire per avere maggiori possibilità di vittoria, e parliamo di un tema che vive sotto traccia nel dibattito quotidiano. Due parole: che fare? Il centrodestra, dopo il risultato delle regionali, si è messo in testa — a causa del consenso alto registrato dal centrosinistra in Campania e in Puglia e della presenza, nel centrosinistra, di una coalizione che per quanto sgangherata resta una coalizione — di dover lavorare a tutti i costi per avere una nuova legge elettorale. Il piano: basta collegi uninominali, proporzionale per tutti con soglia al tre per cento e premio di maggioranza che scatta intorno al 42 per cento per le coalizioni che vi arrivano. Il centrosinistra è contrario, perché pensa che con questa legge avrebbe più possibilità di mettere in difficoltà la coalizione rivale. Ma ciò che sta emergendo in modo carsico è un desiderio inconfessabile, a destra e a sinistra: evitare di cambiare la legge elettorale per provare a indebolire i due leader di centrodestra e centrosinistra. A destra lo si fa per provare a far contare di più i partiti di minoranza; a sinistra per decidere dopo le elezioni a chi affidare eventualmente la guida della coalizione. A Schlein e Meloni converrebbe cambiare la legge per avere più potere e non avere più inciuci. Il punto è capire se anche i loro alleati la pensano così. Chissà.