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l'editoriale dell'elefantino
Rassegnati alle ragioni della forza e alla demagogia, ci avvolgiamo nella corruzione. E allora, viva la corruzione
Diventata una piccola risorsa politica usata da cosche e combriccole per attaccare il nemico squalificandolo, la rincorsa alla corruzione si sta trasformando in corruttela: l'idea che tutti agiscano sempre e solo per il proprio interesse personale, ed è molto più pericolosa
Devo essere malato, idiosincratico certamente, ma la corruzione mi ha stufato. Viviamo di corruzione come denuncia, come delazione, come cattiva amministrazione della giustizia. Da trent’anni l’Italia è sottosopra per questo motivo. Poi va sottosopra Bruxelles, cuore d’Europa, ma in un lampo tanto chiasso sbocca in un far niente, un dolce far niente. Da atto materiale di tutti i tempi, come l’amore e la prostituzione, la corruzione è diventata una piccola risorsa politica usata da cosche e combriccole, un modo strumentale e piccino di darsele, di attaccare il nemico squalificandolo, di mettere etichette infamanti, spesso senza alcun riferimento a fatti accertati, a inchieste concluse da sentenze imparziali, spesso in stretta colleganza etica con il peggio della famosa e declamata onestà, e questa sì che mi sta antipatica o almeno sospetta. In Spagna marce e adunate contro un premier socialista che fa il belloccio e meriterebbe severe punizioni per la sua politica estera e le sue intemerate antisioniste e antigenocidio, e invece è dannato dalla destra arrembante come corrotto morale, corrotto materiale, corrotto sociale. Lo stesso premier è salito al potere su accuse di corruzione contro il predecessore identiche a quelle ora rivolte contro di lui. In Brasile il profeta della lotta alla povertà, il mitico Lula, ha generato il fenomeno osceno di un Bolsonaro, questo scazzottatore e golpista, incastrando la politica dentro il tema della corruzione, in questo caso la corruzione degli onesti e dei difensori dei poveri e degli ultimi. Non esisterebbe il populismo senza la resa all’idea che la corruzione sia il fattore dominante della vita pubblica. Il senso comune ordinario, quello più spregevole e puerile, si alimenta del mito della corruzione da sempre, e non sa distinguere e capire, scambia fischi per fiaschi, onesti e corrotti veri, si esercita in una falsa critica del potere con argomenti pallidi, malaticci, sempre uguali a sé stessi. L’Ucraina è travolta da una spirale di accuse dorate o placcate in oro, messa in ginocchio con tutta la sua eccezionale resistenza a un nemico spietato, un regime in cui è sovrana la corruttela.
Sì perché la corruttela, la universale disposizione al vantaggio particolare, il meccanismo che copre le nostre miserie emozionali, le tutela, le rivolta come un guanto di sfida contro l’avversario del momento è infinitamente più pericolosa della corruzione. E in questo la Russia è stata largamente raggiunta dal potere americano, proiettato sul mondo intero, intrinseca e insanabile cleptocrazia, dilagando il conflitto degli interessi, con la corruzione divenuta un algoritmo, un bitcoin, un saliscendi del mercato degli strongmen. Siamo in una situazione perfettamente descritta da Francesco de Sanctis molti anni fa, parlando di Francesco Guicciardini e della sua apologia del particulare: “Nel Guicciardini comparisce una generazione già rassegnata. Non ha illusioni. E perché non vede rimedio a quella corruttela, vi si avvolge egli pure e ne fa la sua saviezza e la sua aureola. I suoi Ricordi sono la corruttela italiana codificata e innalzata a regola della vita”. E forse aveva torto sul Guicciardini, moralista a modo suo, ma certo aveva ragione sulla rassegnazione dei tempi nostri, sull’incapacità di segnare a dito con sicurezza la vera disonestà, che in politica spesso è associata in modo sghembo e citrullo alla corruzione. Siamo rassegnati alle ragioni della forza, al parlar chiaro della demagogia, al tradimento della decenza, e così ci avvolgiamo nella corruzione, e ne facciamo la nostra saviezza e la nostra aureola, la codifichiamo e la innalziamo a regola delle vite degli altri. Se la corruzione è questo ultimo rifugio delle canaglie, viva la corruzione.