Ansa
Il colloquio
Parla Zangrillo: “Chiudere Askatasuna. A Torino segnali di strategia della tensione. Il Pd ha responsabilità”
"È un’associazione a delinquere, un centro sociale dove si coltiva la cultura della violenza e dell’anti stato, Il sindaco Lo Russo non ha fatto nulla", dice il ministro per la Pubblica amministrazione. E su Kyiv: "Salvini? Continueremo a mandare le armi"
Dall’Askatasuna “che va chiuso al più presto”, all’Ucraina “che sosterremo senza esitazioni fino a quando ci sarà la guerra”. Passando per il futuro di Forza Italia: “Possiamo essere ancora più incisivi sui nostri temi. Penso a giustizia e casa, fisco e sicurezza”. Il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo gioca a tutto campo, a partire dagli ultimi fatti di Torino, dall’assalto alla redazione della Stampa. “La storia dell’Askatasuna ormai non ha più zone d’ombra: è un’associazione a delinquere, un centro sociale dove si coltiva la cultura della violenza e dell’anti stato. Sono stato tra i primi a sostenerlo mesi fa e le notizie di oggi purtroppo mi danno ragione”, dice Zangrillo al Foglio. “E la reiterazione di certi episodi, con obiettivi sempre più precisi mi fa pensare a una vera e propria strategia della tensione. Ci sono dei segnali da non sottovalutare”. Per il ministro dunque quello che accade sotto la Mole non è casuale, ma il frutto di un disegno. E la sinistra, il Pd, non è esente da responsabilità. “Vedere un sindaco come Lo Russo che si preoccupa di dare conforto a questi delinquenti, anziché occuparsi dei problemi delle persone per bene, è un insulto alla cittadinanza”.
Zangrillo prosegue: “Il sindaco di Torino non credo abbia fatto tutto quello che si poteva per interrompere la violenza alimentata da quel centro sociale”. Crede che la sinistra sia complice? “La posizione della sinistra continua ad apparirmi non esattamente lineare”. A cosa si riferisce? “L’onorevole del Pd Mauro Laus per esempio ha detto: ‘Dobbiamo capire se ci sono responsabilità da parte delle forze dell’ordine’. Ma come si può pensare di accusare la polizia di fronte a quello che è accaduto?”, attacca il ministro. “Dovrebbe pensare piuttosto che in un paese democratico non è normale che la sede di un giornale debba essere presidiata. La sinistra farebbe bene a chiarirsi un po’ le idee”. Zangrillo ricorda anche le proteste contro la Tav, le saldature tra Askatasuna e collettivi studenteschi e poi le contestazioni ricevute proprio a Torino durante la festa dell’Unità. “Mi chiamarono fascista, fui costretto ad andarmene. In quella occasione dissi pure Casa Pound andrebbe sgomberata e non ho problemi a ribadirlo”.
Ministro, passiamo al governo. Giovedì in Cdm potrebbe arrivare il nuovo decreto per sostenere Kyiv. La posizione contraria di Salvini la preoccupa? “Al di là delle sfumature nella maggioranza, il governo è stato sempre in grado di trovare una posizione unitaria. Abbiamo sempre votato l’invio di armi, continueremo a farlo finché ci sarà la guerra. Intanto continuiamo a lavorare tutti per una soluzione diplomatica, tenendo ben presente che va garantita la sicurezza e l’integrità territoriale dell’Ucraina”. Nelle scorse settimane, dopo le polemiche sul Cnel e Renato Brunetta – è intervenuta anche Giorgia Meloni – il governo ha annunciato un provvedimento sul tetto agli stipendi dei manager pubblici. A che punto siamo? “Occorre tenere distinti i due piani, quello della legittimità da quello dell’opportunità”. Ci spieghi: “Nessuno si sottrae agli effetti automatici della sentenza della Consulta, ma sulla questione del tetto agli stipendi delle alte cariche dello stato, non siamo nell’emergenza. Ci vuole calma e sangue freddo, senza cadere in schemi populistici. Affronteremo presto questo nodo, ma ora la priorità è la manovra. Lavoriamo per trovare idonee risorse da destinare a chi ne ha più bisogno”.
Qualche giorno fa Antonio Tajani ha incontrato Marina Berlusconi, per fare il punto su FI. “Ho avuto modo di confrontarmi con Marina, ha a cuore il partito ed è spesso foriera di ottimi suggerimenti”. A Milano continuano a chiedere un rinnovamento, nuovi volti. Roberto Occhiuto è in ascesa, in Transatlantico si fa anche il nome del sottosegretario Alberto Barachini. “Tajani sta facendo un ottimo lavoro. Dopodiché penso sia giusto aprire il partito e nel frattempo far emergere le tante persone di grande valore che lavorano nelle retrovie, sui territori. Il futuro di FI passa anche dalla capacità di far crescere una nuova classe dirigente: su questo possiamo migliorare ancora”. E quanto ai contenuti, su cosa punterebbe Zangrillo? “Bisogna innovare e parlare a quell’elettorato moderato che non vota più. Allo stesso tempo possiamo essere più aggressivi e coraggiosi sui nostri temi: giustizia, sicurezza, fisco e casa sono le parole chiave”. Ministro, ultimamente la leggiamo più spesso sui giornali: non è che vuole fare il segretario di FI? “Ma no”, sorride. “Raccogliamo i frutti del lavoro di tre anni sulla Pa. La leadership di Tajani non è in discussione”.
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