Pd alla riscossa
Mrs. Montepulciano. Partite Iva, giovani, single e carceri. L'exploit concreto della dem Michela Di Biase
Schlein "unica candidata premier del Pd". "Non si va da nessuna parte senza parlare alle demonizzate partite Iva, tra cui vivono e si arrabattano tanti giovani." Intervista-ritratto alla deputata che da ragazzina aveva come modello il prete di strada Roberto Sardelli e che oggi punta agli astenuti. Si candiderà alla Regione Lazio? "Assolutamente no"
Popolo delle partite Iva, scusateci: è salita sul palco di Montepulciano durante l’evento organizzato dalle tre aree del cosiddetto “correntone” dem, la deputata pd Michela Di Biase (anche moglie dell’ex ministro e deus ex machina Dario Franceschini, ma il fatto, per così dire, non rileva ai fini del racconto). E’ salita davanti ai compagni di Area Dem, Dems ed ex Articolo 1, e alla pletora di amministratori locali ritrovatisi nel gelo toscano per prendere parte a una tre giorni pensata anche come abbraccio di accerchiamento alla segretaria Elly Schlein, e diventata invece un intenso ribadire: sono la segretaria di tutti, ha detto Schlein. Tant’è. E insomma lei, Di Biase – quarantacinquenne con vent’anni di cursus politico alle spalle (dal collettivo del liceo Benedetto da Norcia a Centocelle al seggio di municipio nel quartiere Alessandrino, tra il Mandrione, Tor Sapienza e il Quarticciolo, e poi al Comune, alla Regione e alla Camera) – voleva proprio dirlo: non si va da nessuna parte senza parlare alle demonizzate partite Iva, tra cui vivono e si arrabattano tanti giovani. I dati Istat, dice Di Biase, parlano di “circa 509 mila partite Iva under 35”.
Come pure non si va da nessuna parte, ha detto la deputata sotto al tendone di Montepulciano, senza considerare il popolo “monoparentale” di chi vive da solo per scelta o per forza: nove milioni e mezzo di persone a cui Di Biase destinerebbe un “assegno per la vita indipendente” (esosa vita indipendente, aggiunge, “considerando il costo solitario di affitto e spesa”). Il punto è: “Inforchiamo gli occhiali e rispondiamo ai bisogni delle persone, immaginando soluzioni concrete. Solo così possiamo provare a intercettare i tanti elettori che non votano più”. Quanto all’assetto di marcia, da Montepulciano, dice Di Biase, si è usciti con la determinazione di applicare l’articolo 5 dello statuto, onde rinforzare la certezza “di poter esprimere Schlein come unica candidata premier del Pd”. Tanti saluti a chi pensava a Paolo Gentiloni? Chissà. Fatto sta che Di Biase ripete: “Schlein unica candidata del Pd” e intanto ribadisce il suo “no assoluto” a chi la vedrebbe pronta per la corsa alla Regione Lazio. “Nel Lazio, il Pd ha una leadership forte e sarà in grado di trovare il nome migliore per vincere”, è il concetto espresso da colei che il territorio lo conosce per averlo frequentato sul campo, dice, al punto da considerare suo maestro putativo il compianto prete di strada Roberto Sardelli, scrittore e religioso che ha rifiutato il pulpito di una parrocchia per andare a vivere tra i baraccati dell’Acquedotto Felice. “Una sorta di Don Milani che faceva scuola ai ragazzi delle famiglie giunte a Roma in cerca di una vita migliore e ritrovatesi senza casa”, dice Di Biase, convinta che “pensare agli ultimi” sia “un modo bellissimo di rendersi utili”.
Pensare alle conseguenze sui più giovani di una vita iper-connessa, invece, è il tarlo di oggi: “Sulle nostre scrivanie arrivano indagini conoscitive sul disagio psichico dei bambini under 10”. Di Biase ha una figlia di dieci anni, non ancora entrata nel vortice cellulare-chat-social-post, e dunque la deputata si chiede, come molti genitori, se tutto il tempo ante-telefonino dei primi anni di vita, riempito di giochi, libri, scivoli, possa in qualche modo costituire un antidoto-salvagente. In ogni caso è stata male, racconta, vedendo la serie tv “Adolescence”, e ha firmato la proposta di legge bipartisan Madia-Mennuni sulla maggiore età digitale. “Non voglio demonizzare i social, ma non possiamo non occuparcene”, dice, “se non vogliamo finire con eserciti di hikikomori”. Altri punti fissi della sua attività politica: l’accesso delle ragazze alle lauree Stem e la condizione femminile nelle carceri. Per le detenute, infatti, Di Biase vorrebbe intervenire “per alleviare “le storture derivanti dall’applicazione del decreto Caivano”, dice raccontando “di aver incontrato a Rebibbia due donne incinte a rischio di vita per patologie legate alla gravidanza”, motivo per cui ha poi presentato un’interrogazione al ministro Carlo Nordio. “L’aumento delle pene non ha effetto di deterrente sul compimento dei reati”, è la sua idea, “e il referendum sulla giustizia non risolverà nessuno dei problemi della giustizia italiana”. E la legge elettorale? “Segnale di debolezza della destra aver ripreso a parlarne all’indomani di un’elezione persa”. Non fosse stata folgorata sulla via del collettivo, Di Biase avrebbe voluto fare la cuoca. Oggi cucina, se può, e se ha tempo legge romanzi. E’ rimasta colpita da “Come l’arancio amaro” , saga familiare di Milena Palminteri, ” racconto che fa capire come la sofferenza non sia un destino”. La politica invece sì, ed è il suo.
il colloquio