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Meloni d'Atreju
Meloni ribalta il tavolo e sfida sia Conte sia Schlein per spaccare il campo largo
La presidente del Consiglio trasforma il confronto richiesto dalla segretaria del Pd in un triangolo politico con il leader del M5s, ribaltando le “primarie dell’opposizione” e costringendola a giocarsi tutto: accettare il duello e diventare l’underdog, o rinunciare e passare per fuggitiva
Le primarie della sinistra le fa la destra. Meloni accetta il duello con Schlein ma vuole anche Conte. Non due ma tre: la buona, Meloni, e il Divo. Li mette l’uno contro l’altro. Schlein adesso non può non accettare. Non può dire: “Meloni scappa dal confronto”. Solo partecipando sarebbe incoronata segretaria con la cazzimma, Elly Mulan, la guerriera Disney che lotta contro la destra, alla La Russa, l’unno Shan Yu. Disertare sarebbe clamoroso. Adesso è Schlein che può trasformarsi in underdog.
Meloni accetta la sfida di Schlein e vuole fare un boccone di due. Scrive: “Sono pronta a confrontarmi con l’opposizione ma ritengo che al confronto debba partecipare anche Conte. Per due ragioni: Conte anche negli anni passati è venuto ad Atreju senza imporre alcun vincolo. Lo ha fatto da presidente del Consiglio. La seconda è che non spetta a me stabilire chi debba essere il leader dell’opposizione quando il campo avverso non ne ha ancora scelto uno”. E’ disponibile “a un confronto con entrambi”. Un pin pong. Di mattina FdI lascia la decisione a Conte: “Deve essere lui a dare il via libera”. L’ex premier ricorda a Meloni: “A me è stato impedito di confrontarmi, decidano loro se cambiare format”, poi “sono disponibile al confronto con Meloni”. Giovanni Donzelli legge le parole di Conte e si domanda: “Ma se diciamo sì a Schlein, Conte cosa fa? Viene ugualmente ad Atreju?”. Alle cinque di pomeriggio i duellanti chiedevano consigli ai “padrini” di duello. Schlein ha Marco Damilano, l’abate di Bologna, ma Meloni ha i suoi generali. Sono Francesco Filini, lo Strabone che forgia il carattere con la privazione (“rinuncio sempre a qualcosa che mi piace. E’ un esercizio. Mi aiuta”) e Donzelli, l’aquila della destra, il “faccio tutto io”, che non è bulimia, ma può essere generosità, sacrificio. Ha detto una volta Donzelli: “Ho scelto io di restare al partito. Non permetto a nessuno di sporcare il mio lavoro. Io ci metto il cuore”. Chi non si vanta di portare notizie ne va a cercare una mezza da Bonelli, Fratoianni e ovviamente da Conte che è il grande escluso della contesa Meloni-Schlein, il famoso “terzo” di Battiato, “ed io tra di voi se non parlo mai/ ho gonfio di pianto il cuore”. Lo trovano di mattina dei giornalisti sgarrupati e gli chiedono: “Presidente, adesso devi decidere tu”. Conte legge le condizioni di FdI, “quel se gli altri leader del centrosinistra sono d’accordo…” comprende e dice che “la destra butta la palla a me”. Mercoledì sera inizia a spiegare che non può che rispondere con “sincerità”. L’ultima volta che Schlein ha chiesto un confronto a Meloni, le forze di sinistra, Pd e M5s, non si può scrivere che si equivalessero, ma non erano certo così distanti come oggi. Se Conte si mette di traverso passa per sabotatore, ma se dice “vada Schlein a nome di tutti” sarebbe come annunciare: “E’ lei la leader”. C’è sempre una zona grigia ed è la bellezza e maledizione del diritto, ma anche l’occhio del diavolo, il dire senza dire, di cui ormai Conte, se consentite, è il Papa. Presidente, dunque che fai? Conte pensa nella sua mente che c’è la possibilità che il duello vada bene ma c’è la seria possibilità che Meloni, “distrugga Schlein”. E’ questa la parola che gira in FdI, e anche il timore di molti nel Pd. La sera della proposta di Schlein, uscendo da via della Scrofa, uno dei generali di Meloni confidava: “Bisognerà trattenere Giorgia”. Conte, che affila la voce, trova la formula e anticipa che anche lui, l’anno scorso, è stato invitato ad Atreju: “Sono loro i padroni di casa, tocca a loro decidere se cambiare il format”. E’ volutamente una frase di assoluta ambiguità per scaricare la decisione su FdI. Gli uomini di Meloni la leggono e non commentano se prima non arriva una nota ufficiale. Ma perché mai dovrebbe farla? Filini, Donzelli si inabissano, parlano con Meloni. A sinistra, Fratoianni, invitato ad Atreju, comunica che non andrà, ma Angelo Bonelli fa sapere che ci sarà, che ha accettato l’invito e che si confronterà con Adolfo Urso. Marco Furfaro, il Pajetta di Schlein, alla Camera spiega “che se Meloni non accetta, le ricorderemo da ora in avanti che è una premier in fuga”. Può fuggire ora Schlein? In FdI l’attesa diventa “riflessione”, perché “Giorgia riflette”, “Giorgia non ha paura”. Nella serie la Casa di Carta c’è il vecchio Professore che illustra la “Teoria Camerun”. In una finale di calcio fra Brasile e Camerun, pensa il Professore, l’essere umano tende “sempre a prendere le parti dei perdente”. Furfaro che è il terzino di Schlein, del Pd Camerun, vuole ilduello perché giocheremo fuori casa, l’effetto sarebbe fantastico”. Ricorda Donzelli che il più bel duello di Atreju è stato quello fra Fini e Bertinotti. A moderare il Meloni-Conte-Schlein potrebbe essere il direttore del Corriere, Luciano Fontana, di certo, anticipano in FdI: “Non lo chiediamo a Belpietro, Schlein stia tranquilla”. Meloni è diventata Meloni quando è andata a Rimini a sfidare Landini e Schlein è risultata simpatica, per la prima volta, quando è stata maltrattata da Lilli Gruber, Lilli capello a tuppo. Schlein non abbia paura. Neppure di perdere. La più bella medaglia è la terza, il bronzo, l’oro dei poveri.