"Non mi accoderò a nessuno"
La mappa di Calenda. Proporzionale puro, sviluppo, giovani e tour “liberale” da marzo. Parla il leader di Azione
Dalla riforma elettorale al rischio deindustrializzazione. Dal giro nelle università a Melfi, in nome dell'unione di tutti i liberali
“Una riforma elettorale in senso proporzionale aiuterebbe un paese dove l’astensionismo galoppa. I dati ci dicono che negli anni è scappato, di fatto, l’80 per cento dell’elettorato di opinione, quello che vota liberamente”, dice il leader di Azione. Che annuncia per marzo un tour in tutta Italia con le altre realtà liberali
Il leader di Azione Carlo Calenda è al nord, per un giro nelle università (ieri), ma è anche al sud (oggi), nella zona industriale di Melfi. Due le priorità: giovani e sviluppo. E, ultima ma non ultima, l’Ucraina. Solo che intanto è spuntato l’elefante nella stanza, l’oggetto di cui non si voleva parlare e di cui invece parlare si deve: la legge elettorale. La destra, dopo le regionali, dice di volerla cambiare; la sinistra accusa: avete solo paura di perdere.
Il quadro è talmente polarizzato (Calenda parla di “bipopulismo”) che un cambiamento, per il leader di Azione, si rende più che mai necessario: “Una riforma elettorale in senso proporzionale aiuterebbe un paese – il nostro – dove l’astensionismo galoppa. I dati ci dicono che negli anni è scappato, di fatto, l’80 per cento dell’elettorato di opinione, quello che vota liberamente. Un elettorato che sta evaporando: gli ultimi trent’anni, da questo punto di vista, sono stati del tutto improduttivi”. La road map di Calenda prevede allora “una legge proporzionale pura che consenta a ognuno di andare al voto con le proprie specificità, per poi cercare un accordo di programma. Ma temo questa non sia l’idea del governo; immagino si preferisca muoversi in direzione del premio di coalizione, con indicazione del presidente del Consiglio. Bene, vorrà dire che ci confronteremo”. A sinistra ora si dice “vade retro” alla riforma elettorale, ma non è sempre stato così. Cambio di idea? Gioco di ruolo? “E’ il governo, a mio avviso”, dice Calenda, “ad aver commesso il tragico errore di dire che avrebbe messo mano alla riforma elettorale dopo l’ultima tornata delle regionali, cioè quella in cui è stato più penalizzato. Non che non si sapesse prima. Ma l’ha fatto lo stesso, e proprio a ridosso di questo appuntamento. Ecco, secondo me la maggioranza sta dando la sensazione di essere un po’ in affanno”. Non soltanto su questo aspetto, dice il leader di Azione: “Se ci metti pure Ignazio La Russa e Giovanbattista Fazzolari che buttano lì il discorso del premierato, le cose si complicano. Ho l’impressione che a destra abbiano sbagliato un po’ i tempi. E ora sbagliano anche a legare la legge elettorale al premierato, anche perché ne uscirebbe un premierato debole. Si faccia allora la riforma nel modo più trasparente possibile, si metta una soglia per il premio di maggioranza che non sia ridicola. In questo modo, forse, si avrebbe una bella battaglia. Con tre poli, perché noi non ci accoderemo a nessuno”. Sulla riforma ci può essere un appiglio di dialogo con la sinistra? Non tutti, si diceva, sono contrari. “Mi pare che oggi la sinistra sia in modalità ‘scontro su tutto’, ma certo anche a destra non si scherza, e lo dico essendo stato sempre fair con Giorgia Meloni. E però l’inclinazione che sta prendendo l’affare ucraino, dove la voce della premier non si sente se non per dire ‘siamo sul piano Trump’ – che poi in sostanza è quello dei russi – con l’aggiunta delle sparate della Lega, degli attacchi al Quirinale e della suddetta storia del premierato lanciato in campo, ecco, mi pare che questo governo stia rischiando di prendere una piega molto più estremista. E questo sarà un problema per il dialogo con chiunque, noi compresi”. A proposito: Meloni deve andare alla festa dei giovani di FdI, dove è stata invitata la segretaria dem Elly Schlein? “Se ci va Schlein, direi di sì. Con chi vuole farla confrontare, sennò?”. Calenda vorrebbe però sentir parlare Meloni e Schlein di “cose di cui non parlano mai, per esempio di come evitare la deindustrializzazione italiana”. E’ il filo conduttore del suo giro nelle università (cinquanta già prenotate): “C’è una domanda fortissima dei giovani, e si capisce perché: nella Finanziaria i giovani sono l’ultima ruota del carro. Quindi mi aspetterei che la premier e la leader dell’opposizione parlassero del futuro dell’Italia, dei grandi temi internazionali, della crescita. Detto questo, non mi piace il tentativo di dipingere l’Italia come un quadro diviso in lato Schlein e in lato Meloni. E’ un’immagine che dimentica la realtà tutt’intorno”. Calenda ripete che non si accoderà agli uni o agli altri, tanto più che ha avviato un percorso con altre formazioni nell’area liberale, dai Libdem di Luigi Marattin, domani in assemblea a Roma, a “Ora!” di Michele Boldrin e alla Fondazione Einaudi. Da marzo, dice, partirà “un tour in tutta Italia, per presentare al paese un progetto di riforma radicale in senso liberale, con idee molto chiare su quello che succede nel mondo”. Protagonista, un soggetto che oggi è plurale ma che si presenterà “unito al voto del 2027”, dice Calenda. “Chi vuole partecipare è benvenuto, lo dico anche ai riformisti del Pd. Liberali di tutto il mondo, progressisti o tradizionali, unitevi. Anzi, uniamoci”.