Vincenzo Camporini - foto via Getty Images

L'intervista

"La leva obbligatoria non torna. Servono competenze, non soldatini". Parla il generale Camporini

Nicolò Zambelli

Per il ministro della Difesa serve intervenire con un disegno di legge per garantire una migliore efficienza delle forze militari. "Sono d'accordo col ministro. Abbiamo delle lacune numeriche che vanno riempite", dice l'ex capo di stato maggiore dell'Aeronautica militare e della Difesa. Depoliticizzare il dibattito

"La proposta di Crosetto è una proposta ragionevole. Abbiamo delle grosse lacune numeriche che vanno riempite. Ma vanno riempite con personale qualificato che sappia adattarsi alle nuove tecnologie, non con i soldatini di leva. Per questo sono molto d'accordo con il ministro". L'ex capo di stato maggiore dell'Aeronautica militare e della Difesa, Vincenzo Camporini, commenta parlando con il Foglio il disegno di legge che il ministro della Difesa Guido Crosetto ha annunciato di voler presentare in Parlamento per intervenire sulla reintroduzione della leva militare in Italia. "C'è bisogno di darci una mossa. Gli eventi degli ultimi anni, primo fra tutti l'invasione russa dell'Ucraina, hanno evidenziato che alcuni atteggiamenti che abbiamo assunto nel passato purtroppo non sono più attuali".
 


"In Italia c'è un problema di equipaggiamenti, e questo spiega programmi come Rearm Eu e simili. Ma soprattutto c'è un problema di uomini", dice Camporini. "Quando sento dire che Putin ha schierato 700 mila soldati nella sua guerra di aggressione mi spavento. Teniamo conto che noi abbiamo una riserva di 95 mila uomini, tra logistica e amministrazione, di questi solo 50 mila sono schierabili. Numericamente l'Europa ha bisogno di essere rinforzata", ammonisce.
 

In Italia la leva militare obbligatoria è stata abolita nel 2004. "Non è stata abolita", precisa Camporini. "È stata sospesa da una legge. Per abolirla servirebbe modificare la costituzione. E come per la leva obbligatoria, anche noi oggi viviamo una fase di profonda sospensione e attesa". Lei sarebbe per il ripristino? "Oggettivamente ripristinarla sarebbe un grosso azzardo. Quindi il concetto di ampliare le modalità di reclutamento con bandi particolari come da proposta di Crosetto è molto razionale. Di nuovo, sono molto d'accordo con il ministro".
 

Crosetto ha aperto il dibattito. Perché si è reso necessario? "Il ministro propone una soluzione a questioni che sono comparse improvvisamente. Ma occorre fare presto. Porto un esempio: dobbiamo rifare la linea dei carri armati. È stato stipulato un accordo con la tedesca Rheinmetall. Ma il primo dovrebbe arrivare nel 2030. Siamo quasi nel 2026. Cosa può accadere in quattro o cinque anni?", dice. E ribadisce: "Abbiamo dei buchi. Vanno riempiti". Per cui qualsiasi proposta è da considerare.
 

A cambiare è anche la tecnologia della guerra. Da qui emerge l'esigenza di "reclutare" persone con competenze e background specifici. Non a caso, all'ultimo Consiglio superiore di Difesa il ministro ha acceso un faro sulla guerra ibrida e la cybersicurezza. "Il problema della cybersicurezza va affrontato con continuità perché cambia faccia quotidianamente", spiega Camporini. "La Russia usa tutti gli strumenti possibili per metterci in difficoltà. La situazione in Europa è di grande pericolosità, in un ambiente cognitivo, informativo e cibernetico che deve essere presidiato. Il lavoro di Crosetto, il non-paper, risponde a questa esigenza. Chiunque abbia a cuore futuro di questo paese non può non accoglierlo con grande attenzione".
 

Ma non si può rispondere alle novità con vecchi sistemi. "No, per questo servono competenze, che una volta acquisite devono essere aggiornate", dice Camporini. Ma come si attraggono queste competenze? "Intanto c'è la retribuzione adeguata. Ma anche e soprattutto il riconoscimento. Serve la prospettiva che un impiego di questo tipo ti dia qualifiche, in modo che quando torni nel mondo civile avrai la possibilità di svolgere compiti e attività superiori in base all'esperienza acquisita", è il ragionamento.
 

Oltre all'Italia, anche Francia e Germania ragionano su come potenziare la Difesa. "Berlino, per esempio, ha creato in questi anni un serbatoio di reclutamenti addizionali che possono colmare vistosi buchi degli organici. È il momento di fare questi ragionamenti anche a casa nostra". E come pensa che la prenderanno le forze politiche? "Vediamo come reagirà il nostro Parlamento e non solo. Un dato è che su certi argomenti, come la Difesa, vedo che la convivenza di queste diverse sensibilità all'interno del governo si sta facendo difficile".
 

Però una cosa è chiara. Non tornerà la leva militare come un tempo, giusto? "Non tornerà la leva militare come un tempo, no. Non c'è prospettiva politica che possa incontrare il favore della maggioranza". Ma non è un problema solo politico. "Infatti, al di là della politica, a noi servono uomini, ma servono uomini qualificati che sappiano recepire le nuove tecnologie. Non abbiamo bisogno del soldatino di leva. Abbiamo bisogno di personale che abbia competenze e atteggiamenti mentali adeguati ai nostri tempi. Dobbiamo uscire dalla sospensione", conclude il generale Camporini.

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