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A me la toga

Emiliano, il pm. L'ex presidente della Puglia vuole tornare magistrato dopo 20 anni di politica

Redazione

Dopo la vittoria di Decaro, l'ex governatore vuole tornare in magistratura con il massimo dello stipendio ,ma è dal 2003 che non esercita la professione

Michele Emiliano vuole tornare in tribunale. A pochi giorni dalla vittoria di Antonio Decaro alle regionali, l'ormai ex presidente della regione Puglia, a cui è stato chiesto di non candidarsi al Consiglio regionale, sarebbe intenzionato a indossare di nuovo le vesti di magistrato, professione da lui esercitata fino al 2003, anno in cui è diventato primo cittadino di Bari. Ha ricoperto la carica fino al 2014, e nel frattempo è stato segretario regionale del Pd, assessore comunale a San Severo e due volte presidente di regione. Prima di accettare la candidatura a presidente, in mezzo a lunghe tribolazioni, Decaro aveva posto un veto sulla presenza del suo predecessore nelle liste per il Consiglio regionale, dicendosi pronto a correre per la carica a patto di "non essere ostaggio delle decisioni di Emiliano e Vendola". Ma mentre per l'esponente di Avs (che poi è risultato comunque non eletto) il veto era caduto, nei confronti dell'ex governatore era rimasto in piedi. 

 

Emiliano, 66 anni compiuti a luglio, ha presentato al Consiglio giudiziario di Bari una pratica per poter essere reintegrato a pieno titolo nella magistratura. Il rientro in aula, però, dovrebbe avvenire alla settima professionalità. All'epoca dell'ultima udienza Emiliano aveva conseguito la quarta valutazione di professionalità. Da allora però sono passati vent’anni, e mentre i suoi colleghi togati hanno fatto carriera conseguendo la valutazione massima, per l'appunto la settima, con conseguente raddoppio di stipendio, l'attuale governatore pugliese non è stato sottoposto alle valutazioni che, come prevede la norma, sono effettuate dal Csm a cadenza quadriennale. Arrivare al gradino più alto della carriera garantirebbe uno stipendio da 7mila euro netti al mese. Molti di più rispetto ai 3.500 euro della quarta professionalità. 

 

Resta il fatto, però, che dal 2003 Emiliano non tocca carte processuali. O almeno non in qualità di pm. Ecco dunque che nell'autorelazione spedita al Consiglio giudiziario di Bari – sulla base della quale si effettua la valutazione – non ci sono elenchi di sentenze depositate o riferimenti a tutte le volte che ha esercitato l’azione penale, tanto meno l’esito dei relativi procedimenti. Bensì tutti gli atti amministrativi e legislativi (in poche parole: politici) da lui sviluppati negli ultimi anni. Si va dalle infrastrutture legate alla mobilità e al traffico a Bari, fino all’attivazione della ferrovia Bari-San Paolo, ma anche la modifica del piano regolatore, con l’abbattimento dell’ecomostro di Punta Perotti. Opere che con l'attività giudiziaria non hanno grande attinenza

 

Tutto adesso è nelle mani di Palazzo Bachelet. Il Consiglio giudiziario di Bari dovrà esprimere un parere sulla richiesta, in seguito la invierà alla Quarta commissione del Csm e successivamente al Plenum del Consiglio superiore. Con Emiliano però i rapporti sono tesi da un bel po'. A suo carico era stato aperto un procedimento disciplinare per essersi iscritto al Pd nel 2007, in contrasto con quanto indicato nelle norme che vietano ai magistrati l’appartenenza ad un partito. Nel 2019 la questione si è chiusa con un ammonimento da parte della Sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, la punizione più tenue per gli illeciti commessi dalle toghe. Una carriera politica rampante, la sua, con un'attività forense lasciata in stand by. Almeno fino a oggi. 

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