Ansa
Il colloquio
Conte attacca Confindustria: "In silenzio da tre anni sul governo. Ora vogliono eleggere un meloniano a capo delle Pmi"
Il leader del M5s parla alla vigilia dell'Assemblea degli industriali che sceglierà il nuove capo delle Pmi. La sfida è tra Lampugnale e Bianchi, vicino a FdI: "Confindustria non ha tutelato gli interessi della categoria. Da Meloni un'occupazione militare di associazioni, sindacati e tv"
Giuseppe Conte va all'attacco del governo Meloni - che "occupa militarmente sindacati e tv" - e soprattutto degli industriali: “Domani c'è un appuntamento importante in Confindustria. Chi voteranno per l'importante carica del presidente della piccola e media industria? Uno di loro, come Lampugnale, storico imprenditore siderurgico del sud o sceglieranno un assicuratore che solo da pochissimo ha acquisito il 3 per cento di una startup che opera nel settore delle nuove tecnologie, ma che in compenso può vantare un'antica e collaudata colleganza con Fratelli d'Italia?”
L'ex premier, il leader del M5s, non fa sconti all'associazione guidata da Emanuele Orsini. Parla al Foglio alla vigilia dell'assemblea di Confindustria, quella dedicata al rinnovo della presidenza della Piccola Industria, che rappresenta circa il 90 per cento degli associati Come abbiamo raccontato sul Foglio la sfida è tra il campano Pasquale Lampugnale e Fausto Bianchi, laziale e legato ai meloniani.
Nelle ultime settimane Conte ha criticato Confidustria sui giornali e nel corso della campagna elettorale. Presidente, ce l'ha con Orsini? “In questi tre anni di governo Meloni Confindustria non si è certo caratterizzata per una forte e vibrante tutela degli interessi della categoria”, risponde il leader M5s. “Se domani dovesse vincere la sfida un meloniano doc, è ipotizzabile che Confindustria possa davvero scuotere la narrativa del governo, che continua a millantare record in campo economico?”, è la domanda che pone l'ex premier mentre le stime di crescita che arrivano a Bruxelles non sorridono all'Italia. “In questo momento – prosegue – le imprese annaspano tra caro energia e la burocrazia di Transizione 5.0; non hanno alcuna possibilità di compensare i crediti d'imposta con i contributi previdenziali a causa di un divieto fortemente penalizzante e che ha effetti retroattivi. E questo accade mentre il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, fondamentale per l'accesso al credito, viene depotenziato e destinato a morire. E non ci sono nemmeno misure per il necessario rafforzamento patrimoniale delle imprese e per agevolare la ricerca tecnologica e industriale. Davanti a tutto questo che sceglieranno gli industriali?”.
E tuttavia, è l'obiezione, nelle ultime settimane da Confindustria sono arrivate critiche al governo Meloni sulla manovra e in particolare su Transizione 5.0. “Il fatto che ci sia qualche colpo di tosse da parte dell’associazione degli industriali non è una nota di merito”, dice Conte. “Non può esserlo dopo tre anni di governo senza una misura di crescita, la quarta manovra priva di un piano industriale e nessuna visione per il rilancio del settore produttivo”. Non era così quando c'era lei a Palazzo Chigi? “Ricordo toni ben più incisivi, roboanti e critici quando noi portavamo in Italia i 209 miliardi del Pnrr. Con le nostre misure - rivendica Conte - abbiamo reso l’Italia la locomotiva d’Europa e abbiamo ridotto il rapporto-debito Pil di 20 punti. Eppure Confindustria sembrava incontentabile. Stento oggi a riconoscere l'associazione con cui mi sono confrontato quando ero presidente del Consiglio”.
Conte in ogni caso non crede che l'elezione (eventuale) del meloniano Bianchi a numero due di via dell'Astronomia sia un caso isolato, quanto piuttosto un disegno portato avanti da Meloni e i suoi. Si tratta per Conte “di una strategia ben precisa”. Ci spieghi meglio. “Vogliono fidelizzare, attraverso l'infiltrazione dei propri uomini un sistema mediatico che è già controllato per l'80 per cento dalla maggioranza di governo: dalla Rai alle tv commerciali, fino ai più importanti organi di stampa”. Ma non solo. Dice ancora l'ex premier: “Si tratta di un controllo diretto e indiretto, un'opera lenta e laboriosa di occupazione partitica da parte di FdI, che tuttavia va avanti da tempo ed è mirata alle associazioni sindacali, vecchie e nuove, e delle varie categorie produttive e professionali, attraverso vari meccanismi. Ecco perché, ripeto, è importante la votazione di domani”. E gli altri meccanismi? “Guardiamo alla cooptazione dei vertici di categoria, penso - conclude Conte - alla Cisl con la nomina a sottosegretario di Luigi Sbarra e ancora prima a Marina Calderone nominata ministra del lavoro dopo avere per anni retto insieme al marito l’ordine dei consulenti del lavoro”.