Costi e benefici

L'Italia dovrà decidere se vuole l'ora legale tutto l'anno

Nicolò Zambelli

In Parlamento è stata avviata un'indagine conoscitiva per valutare costi e benefici di abolire il cambio dell'ora. L'iniziativa arriva dopo la firma di una petizione da parte di più di 350 mila cittadini. A farsene carico è il leghista Barabotti

Dopo Pedro Sanchez (e Donald Trump) ora anche l'Italia inizia a interrogarsi concretamente sul cambio dell'ora. La possibilità di abolire l'alternanza tra ora legale e ora solare è ufficialmente entrata oggi in Parlamento, con la Commissione attività produttive che ha iniziato a discutere la richiesta di indagine conoscitiva su questo tema presentata da Sima (Società italiana di medicina ambientale), Consumerismo No Profit e dal deputato Andrea Barabotti della Lega, dopo che più di 350 mila persone hanno firmato una petizione online che chiede l'istituzione dell'orario estivo per tutto l'anno. L'iniziativa è stata presentata oggi con una conferenza stampa. 

Il deputato del Carroccio si è intestato di presentare la richiesta e ha definito l'iniziativa "una piccola rivoluzione di buon senso che tocca trasversalmente tutti gli italiani e garantisce un'ora di luce in più ogni giorno". La Commissione attività produttive ha il compito di valutare  "in modo oggettivo gli impatti dell'ora legale permanente sul comparto sociale e produttivo italiano", e ci sarà tempo fino al 30 giugno 2026 per esaminare quelli che sono i pro e i contro di tale cambiamento. Se il verdetto dell'indagine conoscitiva sarà positivo, allora sarà possibile far partire una legge che renda permanente l'orario estivo in tutto il paese. "L'Italia capisca qual è il suo miglior interesse. Mi sono confrontato con diversi colleghi deputati e il tasso di approvazione lo immagino intorno al 90 per cento", ha detto Barabotti.
 

Alla conferenza stampa alla Camera erano presenti anche i rappresentanti della SimaConsumerismo No profit. "Ogni volta che cambiamo l'ora andiamo a stravolgere i ritmi circadiani: abbiamo più sonnolenza, perdiamo concentrazione, aumentano gli stati depressivi e di ansietà. Alcuni soggetti più deboli portano con sé anche un incremento di infarti e ictus", ha detto il presidente di Sima Alessandro Miani. Mentre da Consumerismo, Luigi Gabriele si è concentrato più sulle motivazioni sociali. "Può apparire come un'iniziativa apparentemente folle, ma c'è un grandissimo consenso. Un'ora di luce vuol dire più sicurezza, più sport all'aperto, più aperitivi e anche un risparmio sulle bollette". E ha aggiunto: "Vogliamo che sia il Parlamento ad acquisire tutte le informazioni per abrogare questa maledetta alternanza e a capire quale sia il miglior modello".
 

L'indagine nasce dall'impulso di mantenere l'orario estivo come permanente, ma i promotori dell'iniziativa si affidano alla decisione delle istituzioni. L'importante, spiegano, è decidere uno dei due orari: "I rischi elencati in precedenza non sono legati a uno o all'altro orario, quanto più al cambio che avviene due volte l'anno. È questo che va abolito", ha specificato Miani.
 

Oltre alle motivazioni strettamente più mediche e sociali, i promotori hanno menzionato, seppur brevemente, anche quelle legate all'economia e all'energia. Il deputato Barabotti ha ricordato i vantaggi legati al consumo di elettricità per i cittadini e le piccole e medie imprese, così come anche a una maggiore quantità di energia rinnovabile prodotta dalla luce del sole. Tuttavia, non sono stati forniti dati a supporto delle tesi più "economiche", ma probabilmente la Commissione attività produttive si occuperà di fare ricerche anche su questi aspetti.
 

I relatori dell'iniziativa hanno sottolineato, infine, il largo consenso della popolazione verso la soluzione proposta. "I cittadini sono per il mantenimento dell'orario estivo", hanno detto, scorrendo alcuni commenti dei firmatari della petizione. Il fronte del "no" sembrerebbe più ridotto, ma anche in questo caso non sono stati presentati numeri precisi. "Se si arrivasse a mantenere l'ora legale, un problema potrebbe nascere in certe aree del nord ovest", ha ammesso Gabriele. "Per come è posizionata l'Italia, tra metà novembre e metà gennaio in Piemonte e Valle d'Aosta il sole albeggerà non prima delle 8.30. È in effetti un problema, ma se abbiamo modificato le nostre abitudini per il cambio d'ora, lo si potrà fare di nuovo". 
 

La palla passa dunque alle Camere. La discussione nasce dalla consultazione pubblica lanciata dalla Commissione europea nel 2018, alla quale parteciparono 4,6 milioni di cittadini. In quell'occasione, l'84 per cento dei votanti si espresse a favore dell'abolizione del cambio d'ora. Poi, nel 2019, il Parlamento europeo approvò una proposta di direttiva per lasciare ai singoli stati la libertà di scegliere tra ora legale o solare permanente. Ma in quell'occasione il processo si arenò a causa delle divergenze tra i paesi membri e lo scoppio della pandemia. A riaprire la discussione è stato il premier spagnolo Pedro Sanchez lo scorso 20 ottobre. L'obiettivo ora è arrivare a una posizione univoca anche per l'Italia.