Museo di orologi a cucù di Tabley, Knutsford, Regno Unito: l'orologiaio Roman Piekarski li prepara al cambio dell'ora (foto LaPresse)

Tutto quello che c'è da sapere sulla riforma dell'ora legale

Redazione

L'Ue potrebbe abolire il cambio di ora tra estate e inverno. Gli stati membri saranno liberi di scegliere se mantenerlo: ipotesi caos. Storia, precedenti, pro e contro

Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker ha annunciato che l'Ue potrebbe abolire il cambio annuale dell'ora, il passaggio che avviene tra ora solare e ora legale l'ultima domenica di marzo e termina l'ultima domenica di ottobre. In una consultazione pubblica lanciata tra luglio e agosto dall'esecutivo comunitario, l'84 per cento di chi ha partecipato (in totale 4,6 milioni di persone da tutti i paesi membri: poco più dell'1 per cento della popolazione totale dell'Ue) si è espresso a favore dell'abolizione del cambio di orario. Un comunicato ufficiale è stato diffuso oggi, anche se il risultato era già trapelato nei giorni scorsi. È stato il sondaggio pubblico più partecipato nella storia della Ue: "Milioni di persone hanno risposto e credono che dovremmo fare come chiedono", ha spiegato Juncker in un'intervista alla tedesca Zdf. Oggi un portavoce della Commissione ha detto che proporrà di abolire la risoluzione del 2000 che obbliga gli stati a cambiare l’ora. E ha aggiunto che, se la direttiva sarà realmente abolita, gli stati membri saranno liberi di scegliere se mantenerlo  o meno. Un'ipotesi che si prospetta perlomeno caotica.

   

Anche perché non è chiaro se si intenda mantenere l'ora legale o solare. Il sondaggio si riferiva infatti al cambio di orario, chiedendo "Com'è la tua esperienza?", "Vorresti mantenerlo o abolirlo?" e "per quali ragioni?". L'ultima domanda riguardava appunto la preferenza tra orario legale o solare. Secondo Zdf, la maggior parte dei partecipanti ha votato a favore dell'orario legale per l'intero anno. Sarebbe "una decisione sovrana di ogni stato membro", ha spiegato però il portavoce della Commissione Alexander Winterstein. Juncker ha detto invece che se milioni di europei "credono che l'orario estivo dovrebbe durare tutto l'anno è quello che accadrà".

    

L'ora legale è la convenzione di spostare avanti di un'ora le lancette degli orologi per sfruttare meglio le ore di luce nell’arco della giornata durante il periodo estivo. Nell'Ue le disposizioni relative all'ora legale sono in vigore dal 1980 con l'obiettivo di unificare i diversi regimi nazionali allora esistenti in materia, assicurando un approccio armonizzato all'interno del mercato unico. Dal 2000 la direttiva 2000/84/CE – comunitaria e quindi vincolante – obbliga gli stati a introdurla fra il 25 e il 31 marzo di ogni anno e a rimuoverla fra il 25 e il 31 ottobre, per armonizzarne l'utilizzo in tutta la Ue. 

 

Gli italiani sono terzultimi in ordine di partecipazione al sondaggio: solo lo 0,04 per cento ha risposto alla consultazione pubblica della Commissione. In Germania è stato il 3,79 per cento della popolazione nazionale. Anche tra i votanti italiani, però, ha vinto l'ipotesi di abolire il cambio dell'ora: il 66 per cento ha dichiarato di volere mantenere l'ora solare e quasi il 60 per cento ha detto di avere un rapporto negativo o molto negativo con il cambio dell'ora. Il fatto che più di 3 milioni di votanti provengano dalla Germania pone senz’altro alcune domande sulla rappresentatività della consultazione.

  

   

   
Per modificare le disposizioni sull'ora legale nell'Unione, la Commissione dovrà prima convincere il Consiglio dell'Ue – diciamo i governi dei 28 paesi, insomma – e l'Europarlamento, con una decisione adottata a maggioranza. Il Consiglio decide a maggioranza qualificata (55 per cento degli stati membri che rappresentino almeno il 65 per cento della popolazione). 

  

La storia dell'ora legale e le precedenti riforme

L'idea originale è attribuita al britannico William Willett e al suo libro "The Waste of Daylight", pubblicato nel 1907, nel quale veniva promosso il passaggio dell'ora legale per abbassare i costi dell'illuminazione e aumentare l'attività all'aperto. Il primo progetto di legge sull'ora legale nel Regno Unito venne presentato alla Camera dei Comuni nel 1908, ma fu bocciato per l'opposizione della comunità scientifica e degli agricoltori. Il passaggio dell'ora legale venne istituita per la prima volta nel 1916, durante la Prima Guerra Mondiale, dalla Germania, subito seguita da altri paesi europei e dagli Stati Uniti. Come ricorda il Post, anche in Italia fu introdotta nel 1916, "abolita nel 1920, è stata nei decenni successivi più volte introdotta, sospesa, abolita e di nuovo introdotta. È stata poi definitivamente ripristinata nel 1966: anche in questo caso durante un periodo di crisi energetica in cui serviva sfruttare meglio la luce del Sole nel tardo pomeriggio e alla sera".

   

Nel novembre del 2017, la Finlandia aveva già chiesto al Consiglio dell'Unione europea (l'istituzione che rappresenta i governi) di discutere una modifica della normativa in vigore per abolire il passaggio dall'ora legale all'ora solare, incontrando l'opposizione di tutti gli altri stati membri che si erano espressi per lo status quo. A febbraio 2018, l'Europarlamento aveva bocciato l'ipotesi di abolire il cambio semestrale dell'ora e aveva sottolineato che numerosi studi scientifici "non sono riusciti a giungere a conclusioni definitive" sui danni del cambio di ora. La stessa Commissione, per bocca della commissaria ai Trasporti Violeta Bulc, in passato si era espressa contro l'ipotesi di modificare le regole in vigore, in particolare per l'impatto negativo sul mercato interno. Ma la richiesta di rinunciare all'ora solare è sostenuta da una parte importante dell'opinione pubblica dei paesi nordici, che denunciano i danni per la salute del cambio di ora. Tra i governi europei, Finlandia, Svezia e alcuni stati dell'est si sono espressi per l'abolizione, ma non è stata registrata una maggioranza a favore. 

    

Mille orologi in una stanza, la singolare installazione dell'artista Luke Jerram nella Thelma Hulbert Gallery di Honiton, Devon


   

Pro e contro dell'ora legale

Nel corso degli anni sono stati svolti numerosi studi per valutare gli effetti delle le disposizioni relative all'ora legale in diversi settori, alcuni dei quali commissionati dalle istituzioni europee.

 

Sul mercato interno – di competenza dell'Ue – la Commissione in passato ha sostenuto che consentire modifiche di orario non coordinate tra stati membri causerebbe costi più elevati per il commercio transfrontaliero, disagi nel settore dei trasporti, delle comunicazioni e degli spostamenti di persone, nonché un calo di produttività.

  

Nel settore dell'energia, dagli studi Ue è emerso che i risparmi complessivi dovuti all'ora legale, pur essendo stati una delle principali motivazioni per il regime attuale, sono marginali, ma anche che i risultati tendono a variare a seconda di fattori quali la collocazione geografica.

   
Quanto alla salute umana, alcune ricerche sono giunte alla conclusione che le disposizioni relative all'ora legale abbiano
effetti positivi perché permettono di fare più attività ricreative all'aperto. Altre ricerche hanno evidenziato che le ripercussioni a livello del bioritmo umano siano più pesanti di quanto si ritenesse in precedenza, anche se non ci sono risultati concludenti su effetti positivi e negativi. Quanto alla sicurezza stradale, il deficit di sonno causato dallo spostamento in avanti dell'orologio in primavera potrebbe aumentare il rischio di incidenti, ma al contempo si ritiene che il prolungamento serale delle ore di luce abbia effetti positivi.

   

Nel settore agricolo, le originarie preoccupazioni circa cambiamenti nei bioritmi degli animali e modifiche degli orari di mungitura provocate dal cambio orario sono state in gran parte dissipate, grazie all'introduzione di nuove apparecchiature, dell'illuminazione artificiale e di tecnologie automatizzate. Un'ora di luce diurna supplementare durante l'estate può peraltro rappresentare anche un vantaggio, consentendo il prolungamento dell'orario di lavoro per le attività all'aperto, come i lavori nei campi e il raccolto.

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